Antonio Carnevale, ha conseguito nel 2007 il Dottorato in Filosofia politica presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dove ha poi svolto attività di ricerca come assegnista. È stato membro di diversi progetti di ricerca internazionali, tra cui RoboLaw e Robot-Era. Agli interessi filosofici giovanili su Hegel, la Scuola di Francoforte e la teoria del riconoscimento, hanno fatto seguito gli studi in etica e filosofia della tecnologia, con particolare attenzione ai temi del corrente dibattito sullo Human enhancement e all’applicazione della robotica e della fabbricazione digitale agli ambiti della disabilità e della cura della persona. Lo human enhancement nel dibattito tra natura ed etica Il dibattito sullo HE è stato caratterizzato sin dall’origine dalla contrapposizione tra sostenitori (transumanisti) e detrattori (bioconervatori). Nella ricostruzione proposta in questo capitolo non è mia intenzione smontare l’esistenza di questa contrapposizione. Lo HE è solo uno dei grandi dibattiti della (e sulla) scienza che da sempre hanno trovato giovamento nel carattere dialettico di visioni del mondo tra di loro in contrasto. Come Thomas Kuhn ha dimostrato in La struttura delle rivoluzioni scientifiche, l’affermazione di un nuovo paradigma scientifico non avviene quasi mai in maniera meccanicistica, per sostituzione monoblocco del vecchio modo di pensare. Allorché nuove concezioni scientifiche si affacciano nel milieu intellettuale e tra gli esperti, esse vanno a indebolire le convinzioni culturali che la tradizione di pensiero vigente aveva contribuito a costruire, rendendone al contempo espliciti i presupposti di fondo e sottoponendoli così a nuova riflessione filosofica. Ad esempio, dopo la comparsa nel ‘600 degli scritti scientifici di Cartesio, la maggior parte dei fisici assunse che l’universo fosse composto di microscopici corpuscoli e che tutti i fenomeni naturali potessero essere spiegati in termini di forma, dimensione e interazione di questi corpuscoli. Questo durò fino alla fisica di Newton, il cui valore di nuovo paradigma si diffuse non subito ma successivamente, vale a dire nel momento in cui si prese coscienza storica dei suoi assunti di base: l’impossibilità di spiegare le cause dell’attrazione dei corpuscoli tramite la teoria del movimento e la necessità di affidarsi a leggi che ne spiegassero la dinamica intrinseca. In estrema sintesi, i grandi dibattiti sulla scienza (e, negli ultimi secoli, sulla tecnologia) producono argomentazioni e contro-argomentazioni morali che determinano la nascita di un’area dialettica che funge da motore per la formazione di un’etica nuova sul tema in questione. Ugualmente è accaduto per il dibattito sullo HE. È stato Julian Huxley, biologo e genetista, a coniare in un saggio del 1957 il termine transhumanism con il quale l’autore intendeva riferirsi alla capacità della razza umana di usare le proprie conoscenze per trascendere se stessa.