Bruno Karsenti è Direttore di studi all’École de Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi (IMM/LIER). È autore di numerosi libri e articoli di filosofia politica e dedicati alla tradizione sociologica e antropologica (Comte, Durkheim e Mauss), di cui, già tradotto in italiano: L’uomo totale. Sociologia, antropologia e filosofia in Marcel Mauss (2005). Tra i libri recentemente pubblicati: Moïse et l’idée de peuple. La vérité historique selon Freud (2012), La question juive des modernes. Philosophie de l’émancipation (2017) e, con il sociologo Cyril Lemieux, Socialisme et sociologie (2017). Il dialogo dei moderni La filosofia fatica a sottomettersi al giogo di una disciplina e a restare al posto che le assegna la divisione del lavoro intellettuale. Solitamente, per spiegare perché ciò avvenga, non si adducono delle buone ragioni: l’orgoglio, la leggerezza o il senso di potenza del famoso «specialista di generalità». Tuttavia, accordare alla filosofia un tale credito non significa dare prova di un’eccessiva indulgenza: la sua reticenza, nella fattispecie, non è priva di fondamento. Può infatti essere vista come il segno di una certa fedeltà a se stessa. La filosofia, infatti, consiste soprattutto in un certo regime d’interrogazione e non si vede perché il suo ambito di esercizio dovrebbe essere limitato a priori. Certo, l’impressione è smentita rapidamente, non appena si guardano le cose più da vicino: ci si rende conto che tali limiti esistono e che variano secondo le epoche e le tradizioni, come se in realtà un tracciato dovesse, in fin dei conti, imporsi. Ma, giustamente, nel momento in cui esso viene accettato, o persino giustificato e rivendicato da coloro che a questo punto sono diventati dei professionisti della filosofia, quando si istituisce una disciplina filosofica col suo cursus honorum e i suoi criteri di appartenenza, si avverte che ciò che è stato in questo modo arginato o addomesticato non chiede altro che riapparire in superficie. Ritroviamo così l’idea che la filosofia non si basa sulla delimitazione e oggettivazione preliminare di un certo ambito, ma solo sull’elaborazione di un domandare originale, a suo modo vincolante, e caratterizzato proprio dal vincolo che esercita sulla pratica del pensiero. In filosofia o, piuttosto, nella pratica della filosofia, il pensiero si trova disciplinato, ma non attraverso la sua iscrizione in un topos analogo a quello delle differenti scienze, con le loro partizioni settoriali. Piuttosto, c’è in essa un impegno a conoscere che, mano a mano che si afferma, inventa il proprio rigore, un rigore che la conoscenza specializzata e professionalizzata deve rinunciare a mettere completamente sotto sigillo.