Giovanni Berchet è stato un poeta italiano. Nel 1816, l’anno della battaglia fra romantici e classicisti, si schierò subito con i primi, scrivendo il più famoso manifesto del romanticismo italiano: l’opuscolo Sul «Cacciatore feroce» e sulla «Eleonora» di G.A. Bürger: Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo. Nel 1818 fu tra i fondatori del «Conciliatore» e nel 1820 si iscrisse alla carboneria. Compromesso nei moti del ’21, esulò, per sottrarsi all’arresto, prima a Parigi, dove strinse amicizia col marchese Giuseppe Arconati e con sua moglie Costanza, poi a Londra e nel Belgio. A questo periodo (circa un quindicennio) risale la sua più nota produzione poetica: il poemetto polimetro I profughi di Parga (1821), le Romanze (1822-24), l’altro poemetto Le fantasie (1829), nonché la raccolta e la traduzione delle Vecchie romanze spagnuole (1837) e l’epistola A Giuseppe Gando (1842). Rientrato in Italia nel 1845, partecipò all’insurrezione di Milano del 1848 e, costretto a riparare in Piemonte dopo il ritorno degli austriaci, fu eletto deputato del parlamento subalpino, dove sedette all’estrema destra. Va anzitutto ascritto a merito di B. l’aver individuato il nuovo rapporto che la letteratura romantica deve istituire fra scrittore e pubblico. Questo è il problema centrale della Lettera semiseria, un testo che, nonostante la scarsa originalità delle argomentazioni (riecheggianti Vico e Foscolo), chiarisce, meglio di ogni altro scritto del tempo, le direzioni e i limiti del romanticismo italiano. Accompagnando la Lettera alla traduzione delle due ballate di G.A. Bürger, e fingendo di scrivere a un figlio collegiale, l’autore sostiene che fra il volgo degli analfabeti (gli «ottentotti») e i letterati dal palato difficile (i «parigini») sta di mezzo il «popolo», cioè una vasta categoria di borghesi, i quali sono mossi a leggere da concreti interessi intellettuali e fantastici. A essi deve rivolgersi lo scrittore moderno, scegliendo contenuti interessanti ed educativi, esprimendosi in un linguaggio semplice e diretto. Coerente a questo programma, che ha radici illuministiche ma trapiantate sul terreno della contingente realtà risorgimentale, B. crea una poesia intesa a trasmettere forti emozioni − ispiratrici di amore patrio − a una classe di uomini operosi, civilmente responsabili, cui spetta il compito di fondare la nazione italiana. Le sue ballate e romanze, schizzate alla brava, ma calde d’affetti e sostenute da ritmi cantabili e martellanti, presentano una serie di situazioni paradigmatiche che, tutte insieme, andranno a formare la nuova mitologia romantico-patriottica.