Saul Bellow è stato uno scrittore americano. Vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1976, è tra le voci più rispettate della narrativa americana che si è confrontata col tema delle proprie radici ebraiche.
Bellow è il creatore di grandi personaggi che sono quasi sempre l'io narrante delle storie al centro dei suoi romanzi.
Augie March, Moses E. Herzog (febbrile scrittore epistolare, autore di missive "a fondo perduto" e protagonista del romanzo che porta il suo stesso nome), Arthur Sammler e Charlie Citrine.
Si tratta di una potente galleria di personaggi complessi, moderni, ricchi di sfumature psicologiche e portatori di grandi nevrosi.
Saul Bellow è figlio di emigrati: i suoi genitori erano russi, ed erano giunti in Canada nel 1913.
Una famiglia d'origine ebraica, quindi, proveniente da San Pietroburgo, e composta da Abramo Belo (il quale adotterà in seguito il cognome americanizzato "Bellow") e Lescha Gordin (detta Liza), oltre che dai tre fratelli tutti nati in Russia e più grandi del piccolo Solomon.
È Salomon, infatti, il nome di battesimo del futuro scrittore, il quale trascorre la propria infanzia in una frazione di Montreal.
Fino all'età di nove anni, Saul vive a stretto contatto con altri figli migranti, in un quartiere multietnico pieno di russi come lui ma anche di polacchi, ucraini, greci e italiani.
Nel 1924 suo padre, un venditore ambulante di tessuti, viene aggredito e picchiato selvaggiamente, secondo alcune testimonianze a causa della sua attività di contrabbandiere di alcolici in pieno proibizionismo.
A dire di Bellow, il padre avrebbe intraprenso quella strada soprattutto per riuscire a raccogliere soldi per poter pagare le cure di una brutta polmonite contratta da Saul qualche anno prima.
Ad ogni modo, in seguito al drammatico evento, la famiglia si trasferisce a Chicago.
Pure se Bellow non è considerato uno scrittore autobiografico, le sue origini canadesi troveranno ampia trattazione in quello che è il suo primo romanzo, pubblicato nel 1944 con il titolo L'uomo in bilico.
Nel 1933, quando ha diciassette anni, sua madre muore di cancro ai polmoni.
È un colpo durissimo che non mancherà di produrre i suoi effetti anche nella scrittura di Bellow.
Il ragazzo entra all'Università di Chicago, ma ben presto si trasferisce alla Northwestern University, dove studia antropologia e sociologia e si laurea nel 1937.
Grazie a L'uomo in bilico - che ottiene grandi riconoscimento critico - Bellow si procura una borsa di studio che gli consente di soggiornare due anni in Europa, e dedicarsi a tempo pieno alla letteratura.
Nel frattempo sposa la prima delle sue cinque mogli, Anita Goshkin, assieme alla quale avrà preso un figlio.
Nel 1940 compie un viaggio in Messico allo scopo di incontrare Lev Trotski, ma arriva il giorno successivo il suo assassinio e resterà sempre deluso dall'avvenimento.
Nel 1940 ottiene la cittadinanza statunitense. Alterna l'attività di scrittore a quella di insegnante in vari istituti americani, nel frattempo collaborando a progetti importanti, fondando riviste, scrivendo racconti. Nel 1947 esce il suo secondo romanzo: La vittima, ambientato a New York, cui segue il noto libro Le avventure di Augie March, datato 1953 e finalmente ambientato a Chicago, che diverrà la sua città d'elezione letteraria.
Si tratta di un'opera capitale, un sentito, formidabile omaggio alla vita in città, con un protagonista capace di far breccia e rimanere nel cuore del lettore.
Dopo La resa dei conti, del 1956, arriva il romanzo che gli apre le porte di un successo internazionale che non conoscerà più crisi: è Il re della pioggia, pubblicato nel 1959.
La storia di Eugene Henderson, ricco e di nobili natali, che sceglie di fuggire in Africa per trovare un senso alla sua vita, attecchisce presso i lettori di tutto il mondo.
Nel 1964 arriva un altro capolavoro: Herzog.
La storia è quella dell'ebreo Moses Herzog il quale, giunto ad un punto morto della propria vita, passa le giornate a scrivere lettere indirizzate ai più disparati personaggi, dalla sua ex moglie, passando per Nietzsche ed Heidegger, fino ad arrivare nientemeno che a Dio.
In questo stesso periodo scrive anche per il teatro, alternando responsi critici molto negativi ad alcune buone recensioni.
Sarà comunque la narrativa a guidare l'opera di Bellow, e infatti arrivano Addio alla casa gialla (1968), Il pianeta di Mr. Sammler (1970), e l'ottimo Il dono di Humboldt (1975).
In quest'ultimo romanzo - grazie al quale si aggiudica il Premio Pulitzer - il protagonista è il ricco e famoso scrittore Charlie Citrine il quale, ad un certo punto della sua vita, realizza la vacuità della sua vita e la natura effimera dei suoi successi.
Narrato in prima persona, come molti dei più riusciti romanzi di Bellow, Il dono di Humboldt fa parte del cosiddetto ciclo dei perdenti.
Nel 1976 lo scrittore pubblica le sue memorie di viaggio, Gerusalemme andata e ritorno e viene insignito nello stesso anno del Premio Nobel per la letteratura. La motivazione ufficiale del premio recita: Per la comprensione umana e la sottile analisi della cultura contemporanea che sono combinate nel suo lavoro.
Sul versante privato della sua vita, Bellow colleziona nel frattempo matrimoni e mogli (alle quali è destinato quindi a pagare cospicui alimenti), e intreccia relazioni con un grande numero di amanti.
Stringe un'importante amicizia con lo scrittore John Cheever, e si lega anche a Philip Roth.
Continua a scrivere racconti importanti e tiene conferenze presso le più importanti università.
La sua produzione più tarda, però, si segnala esclusivamente per pochi lavori: Il dicembre del professor Corde (1982), Quello col piede in bocca (1984), Ne muoiono più di crepacuore (1987), La sparizione (1989), Il circolo Bellarosa (1989).
Si sposa per la quinta volta con Janis Freedman, una sua ex studentessa e poi assistente. Con lei, avrà anche una figlia nel 1999, Rosie Bellow.
Nel 1987 scrive l'introduzione al libro The Closing of the American Mind, dell'amico e docente Allan Bloom, dal quale trarrà poi l'ispirazione per il romanzo incentrato sulla sua vita di omosessuale non dichiarato: Ravelstein.