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Nell'Ottocento fu il carbone, nel Novecento toccò al petrolio e nel Duemila? Jeremy Rifkin non ha dubbi: sarà l'idrogeno la fonte energetica protagonista del nuovo millennio. Dopo la rivoluzione della new economy, (L'era dell'accesso) e le conseguenze dell'imperante "cultura della carne" (Ecocidio), il pensatore americano affronta nel suo ultimo libro un altro tema di scottante attualità: la crisi energetica. Secondo studi recenti, i combustibili fossili su cui si basa il moderno sistema energetico stanno per esaurirsi definitivamente. Si avvicina per l'umanità una svolta epocale che determinerà il futuro assetto del pianeta non solo dal punto di vista economico ma anche e soprattutto da quello geopolitico. Il tramonto dell'era del petrolio, infatti, potrebbe spingere gli Stati Uniti e gli altri paesi industrializzati all'utilizzo di materiali "sporchi" e maggiormente inquinanti, come il carbone e le sabbie bituminose. Tale scelta causerebbe conseguenze disastrose e la rovina dell'ecosistema terrestre, ma è evitabile. Rifkin ci indica come sia possibile utilizzando una fonte di energia alternativa, pulita e abbondantemente presente: l'idrogeno. Abbondantemente sfruttato, scrive Rifkin l'idrogeno potrebbe diventare «il carburante perpetuo», inesauribile ed esente da emissioni inquinanti. Il suo utilizzo determinerebbe una vera e propria rivoluzione le cui conseguenze sono esposte da Rifkin con la lucidità di pensiero e la chiarezza di esposizione che da sempre lo contraddistinguono e ne hanno fatto uno degli opinionisti più apprezzati dal grande pubblico. La tensione tra l'Occidente e i paesi del Medio Oriente, massimi detentori di giacimenti petroliferi, lo strapotere delle compagnie petrolifere, la diseguale distribuzione della ricchezza e del reddito: tutto ciò potrebbe essere superato grazie all'introduzione di quella che Rifkin battezza "economia dell'idrogeno". Basata sulla cosiddetta «generazione distribuita» che consente al consumatore, tramite microimpianti, di essere anche produttore dell'energia che usa, l'«economia dell'idrogeno» segnerà la fine degli impianti di generazione centralizzati e la nascita di un nuovo sistema energetico paritario e decentralizzato, che rende il consumatore realmente indipendente. Associata alla rivoluzione informatica e delle telecomunicazioni già in atto, la rivoluzione dell'idrogeno «costituirà un mix di tale potenza da riconfigurare radicalmente le relazioni umane nel corso del ventunesimo e ventiduesimo secolo». Nella riflessione dello studioso americano le fondamenta di questo processo «sono già gettate» e rappresentano un'occasione preziosa per una ridistribuzione del potere sulla terra e per la realizzazione di un ordine mondiale più democratico e più equo.
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