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recensione di Longhi, M., L'Indice 1998, n. 9
Non è detto in modo esplicito che l'autore appartiene al Mauss (il Movimento francese per l'antiutilitarismo nelle scienze sociali), ma, riferimenti bibliografici a parte, anche il lettore meno avvertito si rende conto che quest'opera rientra in un filone di ricerca teso a contestare l'approccio accademico e istituzionale alla scienza economica, e in particolare il progetto di riduzione dell'intera gamma dei fenomeni economici all'economia di mercato" tout court".
Invece esistono spazi per economie diverse: un'economia non di mercato, per esempio legata ai fenomeni della redistribuzione così operata dall'intervento pubblico, e tutto il settore dell'economia informale (cioè non monetaria).Che cos'è dunque, e che ruolo occupa in questo schema, l'economia solidale? È una forma di economia intermedia fra le altre elencate, anzi basata su un processo di "ibridazione" senza polemiche o conflitti, che a partire dal principio della reciprocità restituisce centralità al rapporto tra economia e democrazia in uno scenario che sembra assistere impotente all'invadenza a 360 gradi dei meccanismi utilitaristici e individualistici del mercato.
Il volume si apre con un capitolo di taglio teorico, che intende fondare le categorie socioeconomiche necessarie a sdoganare l'economia solidale tanto presso un pubblico accademicamente scettico e conservatore, quanto presso lettori non attrezzati, ma comunque (potenzialmente) perplessi di fronte ad affermazioni come "la fine del lavoro salariato" o "il fiasco del comunismo". È forse questa la parte che più si raccomanda al pubblico italiano, magari attento ai progetti di ricerca e di sperimentazione sociale che promuovono nuovi stili di vita in campo economico, ma comunque storicamente e culturalmente privo di un'eredità politica, come quella francese, da sempre affannata a riconciliare la libertà con l'uguaglianza e la fraternità.
Segue poi una parte descrittiva che riporta le esperienze in atto in Francia e in Italia: forse qui sta il limite di una scelta editoriale che ha espunto, nella traduzione dall'originale, i capitoli dedicati ad altre realtà extraeuropee. Infatti, si sarebbe data meno l'impressione di una fragilità di questi fenomeni, che così rimangono ancorati a una dimensione di ricerca e di progetto pilota, in attesa di una maturità e di una solidità che, forti sul piano etico e dei valori, stentano tuttavia a radicarsi nei vissuti, nei comportamenti e nelle pratiche anche istituzionali.
Resta comunque, la validità delle argomentazioni, teoriche ed empiriche, a favore di una sperimentazione che si annuncia non solo affascinante, ma anche promettente, in questa fase storica di transizione, di una nuova sistemazione di espressioni ormai problematiche quali "Stato", "mercato", "terzo settore".
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