L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Altre offerte vendute e spedite dai nostri venditori
Tutti i formati ed edizioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
stoichita non delude mai
Acquistato per un esame universitario. Il libro è breve e molto scorrevole. Trovo molto interessanti i paragoni tra l'arte impressionista e il cinema, nonché l'analisi della visione e dello sguardo che a partire dal medium artistico più comune, il quadro, si estende ai nuovi mezzi di riproduzione della realtà, come la fotografia e il cinema. Lo consiglio!
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Victor Stoichita, attraverso lo sguardo
«È questo il brutto, […] che è stato dipinto così per sempre, e noi restiamo qui senza sapere che cosa succede, […] non c’è modo di vedere la faccia della ragazza né della vecchia sullo sfondo, l’unica cosa che si vede è la cicciona con le due collane che non smette mai di prendere la coppa. Che la beva una buona volta, e almeno posso vedere la ragazza, se si gira».
«Nel 1874, anno della prima mostra impressionista, Édouard Manet presenta al Salon di Parigi una delle sue opere. Come sempre, il quadro ha un impatto considerevole, tanto che, a distanza di qualche anno, se ne parlerà ancora: “La ferrovia. Il dipinto ritrae una bambina che guarda attraverso le sbarre di una cancellata, mentre accanto a lei siede la sorella maggiore. Non vi è alcuna ferrovia”».
Un titolo evocativo, quindi, ma che non si riferisce a nulla di realmente visibile. Una narrazione per indizi, con il fumo di una locomotiva – che appunto non vediamo – a invadere la scena e a impedire lo sguardo della bambina con il viso schiacciato contro una cancellata, a cercare di vedere il più possibile. Uno sforzo quasi tangibile che condividiamo con lei, anche noi contro le sbarre e in mezzo al fumo, impediti ancora di più, in questo vedere che è il desiderio urgente di catturare per un attimo quella locomotiva che fra poco sarà già passata, dalla sagoma stessa della bambina. Le ombre delle pieghe del suo vestito prolungano le sbarre di questo non vedere che diventa sempre più estenuante, mentre osservando cogliamo altri dettagli (il nastro nero dello chignon, l’edificio di quella che allora sarà una stazione sullo sfondo). L’unica che vede con chiarezza è la donna con il cappello, che ci guarda con stupore. A lei è concesso addirittura di leggere, e in una pausa da una lettura che immaginiamo tranquilla – non c’è più la tensione della ragazzina e di noi che vogliamo vedere ma l’abbandono di un cagnolino che dorme, e c’è tempo per fermarsi e tenere il segno, con il dito, nel libro –, in questa pausa alza lo sguardo e lei, sì, ci guarda.
Inizia con questo dipinto Effetto Sherlock, con una scena ellittica e densa che assomiglia più al fotogramma di un film che a un quadro della tradizione classica – la stessa che esponeva, dalla prima metà del Settecento, ai Salon dell’Académie des Beaux-Arts proprio per potersi far annoverare in quella tradizione in cui il quadro di Manet si introduceva, silenzioso, come un cavallo di Troia.
Parte da qui l’analisi di Stoichita di quella che egli stesso definisce come «una vera e propria ossessione», a partire dal Seicento: la tematizzazione dello sguardo, e dell’atto di guardare, attraverso la moderna storia delle immagini. Un’analisi, acuta e limpida, che si legge come un romanzo, e che si avvale di una prospettiva che intreccia storia e critica dell’arte e semiotica, in continuità con il resto della produzione di Stoichita (L’invenzione del quadro, per esempio, sempre Il Saggiatore).
È il tema del filtro a consentire a Stoichita di passare senza soluzione di continuità dalla pittura fino al cinema, la più imponente macchina per immagini del nostro secolo. Anche qui, lo fa ricorrendo all’analisi e all’osservazione di casi concreti, due film che sono a loro volta due manifesti sul cinema come filtro, come modalità di apprensione del reale: La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock e Blow-Up di Michelangelo Antonioni.
Recensione di Valentina Manchia.
Leggi la recensione completa su Alfabeta2.it
L'articolo è stato aggiunto al carrello
Le schede prodotto sono aggiornate in conformità al Regolamento UE 988/2023. Laddove ci fossero taluni dati non disponibili per ragioni indipendenti da IBS, vi informiamo che stiamo compiendo ogni ragionevole sforzo per inserirli. Vi invitiamo a controllare periodicamente il sito www.ibs.it per eventuali novità e aggiornamenti.
Per le vendite di prodotti da terze parti, ciascun venditore si assume la piena e diretta responsabilità per la commercializzazione del prodotto e per la sua conformità al Regolamento UE 988/2023, nonché alle normative nazionali ed europee vigenti.
Per informazioni sulla sicurezza dei prodotti, contattare complianceDSA@feltrinelli.it
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore