L' elbano errante. Vita, imprese e amori di un soldato di ventura e del suo giovane amico Miguel de Cervantes

"L' Elbano errante" è un romanzo storico ambientato nel tardo rinascimento, periodo che viene rappresentato per quello che fu per il 99% del popolo ovvero un periodo di ferro e sangue ma anche di prodigiosi salti in avanti. Scandito dalle avventure di un mercenario per necessità ma anche per scelta che attraversa "a fil di spada" gli eventi più importanti di quel periodo. Si va dalle incursioni corsare del Barbarossa alla battaglia di Tunisi, dalle guerre d'Italia allo sterminio degli indigeni del nuovo mondo, dall'assedio di Malta alla battaglia di Lepanto, insomma, Cacucci non tralascia nulla, ma proprio nulla degli eventi del periodo e lo fa con precisione storica e dovizia di particolari sbalorditiva che ti tengono incollato per più di 900 pagine. Un libro sul desiderio di vendetta ma anche sul riscatto e l'amicizia, che contiene al suo interno "romanzi" nel romanzo come la storia di Uluc Alì il corsaro calabrese diventato ammiraglio della flotta ottomana e Miguel de Cervantes, l'autore del Don Chisciotte. Piccole perle narrative come i duelli all'interno dell'Università di Bologna, il più antico ateneo d'Europa che dimostrano un lavoro di ricerca certosino e appassionato. Un libro di fantasia ma storicamente attendibile, un viaggio nella storia vista con gli occhi e le gesta del protagonista, distaccato ma consapevolmente risucchiato dal corso impetuoso della storia.

Ho iniziato la lettura pensando che nella recensione avrei dato cinque stelle, affascinato da un’erudizione storica che -mi pareva- aveva permesso all’autore di ricostruire ambienti e atmosfere vecchie di cinque secoli con tanta precisione da renderle attuali. Soprattutto gli scontri tra eserciti in guerra e le battaglie navali erano descritte con una ricchezza di dettagli impressionante, oltre che con una grandiosità degna di un colossal americano. Alla fine però poco c’è mancato che di stelle ne dessi due. Perché L’elbano errante è fondamentalmente un fumettone, dove i colpi di scena sembrano star lì al solo scopo di impressionare il lettore e non hanno alcuna credibilità, con persone scomparse nel corso degli eventi che ricompaiono nelle circostanze più inattendibili e reazioni e dialoghi dei personaggi del tutto innaturali, impregnati (soprattutto nel finale) di toni melodrammatici tali da sfiorare il ridicolo o cadere quanto meno nello stereotipo. Anche la materia complessiva del romanzo sembra esser sfuggita in parte di mano al suo autore, che non è riuscito a limitare al giusto il contenuto storico, utilizzandone solo quanto bastava all’economia della narrazione. Diverse digressioni in tal senso potrebbero essere tagliate senza che l’equilibrio del romanzo ne risenta e anzi a tutto vantaggio della sua intensità. Persino nell’appendice al libro, dove si forniscono notizie sugli eventi storici che fanno da sfondo al racconto, si registra una sovrabbondanza di informazioni che denota una difficoltà dell’autore a mantenere la rotta e ad alleggerirsi della zavorra.

Ho iniziato la lettura pensando che nella recensione avrei dato cinque stelle, affascinato da un’erudizione storica che -mi pareva- aveva permesso all’autore di ricostruire ambienti e atmosfere vecchie di cinque secoli con tanta precisione da renderle attuali. Soprattutto gli scontri tra eserciti in guerra e le battaglie navali erano descritte con una ricchezza di dettagli impressionante, oltre che con una grandiosità degna di un colossal americano. Alla fine però poco c’è mancato che di stelle ne dessi due. Perché L’elbano errante è fondamentalmente un fumettone, dove i colpi di scena sembrano star lì al solo scopo di impressionare il lettore e non hanno alcuna credibilità, con persone scomparse nel corso degli eventi che ricompaiono nelle circostanze più inattendibili e reazioni e dialoghi dei personaggi del tutto innaturali, impregnati (soprattutto nel finale) di toni melodrammatici tali da sfiorare il ridicolo o cadere quanto meno nello stereotipo. Anche la materia complessiva del romanzo sembra esser sfuggita in parte di mano al suo autore, che non è riuscito a limitare al giusto il contenuto storico, utilizzandone solo quanto bastava all’economia della narrazione. Diverse digressioni in tal senso potrebbero essere tagliate senza che l’equilibrio del romanzo ne risenta e anzi a tutto vantaggio della sua intensità. Persino nell’appendice al libro, dove si forniscono notizie sugli eventi storici che fanno da sfondo al racconto, si registra una sovrabbondanza di informazioni che denota una difficoltà dell’autore a mantenere la rotta e ad alleggerirsi della zavorra.