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Non si fermino al titolo i pacifisti senza se e senza ma, il libro è tutt'altro. Fini, lontano tanto del pacifista quanto del guerrafondaio, entrambe figure parziali e limitate, valuta il problema della guerra da un ottica molto più pertinente e completamente diversa dai facili schemi dominanti. Egli pone in atto una distinzione (a mio avviso attuabile con risultati altrettanto validi anche per altri campi oltre quello della polemologia) tra guerra premoderna e guerra moderna: dove la prima è a misura d'uomo, spesso intrisa di valori nobili, non coinvolgente il popolo nella totalità, relativamente distruttiva, limitata fisicamente al campo di battaglia, la seconda è disumana, brutale, a misura di macchina, mercenaristica, richiede mobilitazione totale coinvolgendo tutti, uccidendo più civili che nemici e con un altissimo impatto distruttivo. E' questo tipo di guerra che induce al pacifismo, alla demonizzazione e alla paura ipocrita di chiamare la guerra col proprio nome (oggi definita "missione di pace"!) fenomeni mai riscontrati prima (almeno non con così grande diffusione)... Del resto quando si caccia dalla porta una cosa che era sana essa rientra dalla finestra malata...
La guerra è un elemento che contraddistingue l'uomo da tutti gli esseri viventi. Essa legittima il libero sfogo dell'aggressività insita in noi, aggressività che se rimane repressa provoca danni irreparabili, al singolo individuo e ai suoi simili che vivono in contiguità con esso. La guerra è ormai però meramente tecnologica, e il ruolo dell'uomo in essa si è costantemente ridotto, fino al giorno d'oggi, in cui è sufficiente premere un tasto per provocare la distruzione più totale. Quando tutti hanno l'atomica non si ha altra scelta oltre al pacifismo. Massimo Fini propone questa sua interpretazione della guerra, supportandola con robuste e sottili argomentazioni, volte non solo ad avallare le sopra elencate tesi, ma anche (e soprattutto) a smascherare la patetica ipocrisia di noi occidentali, utilissima per coprire le nostre terribili malefatte del passato, del presente e sicuramente del futuro. Impeccabile per chiarezza, scorrevolezza e logicità, questo atto d'accusa merita decisamente di essere letto, anche se non necessariamente condiviso.
Quello che mi piace maggiormente nel modo di scrivere di Massimo Fini è l’estrema concretezza, accompagnata da una chiarezza di esposizione, pur in presenza di analisi altamente approfondite. Anche questo saggio presenta tali caratteristiche che agevolano non poco la lettura a fronte di argomentazioni normalmente complesse, ma che nella trattazione dell’autore sono di immediata e univoca comprensibilità. La guerra viene esaminata nelle sue funzioni, nelle ragioni che la determinano, nelle sue pulsioni e nella sua moralità. Massimo Fini, indubbiamente pacifista, affronta il problema senza remore, visto che è connaturato all’uomo, quasi facesse parte del suo DNA. Al riguardo raccomando di leggere le due prefazioni, scritte una il 9 aprile 1999 e l’altra nel febbraio del 2003, in quanto estremamente significative di reazioni e comportamenti constatati in così breve tempo sullo scenario mondiale dei conflitti. Pagina dopo pagina ci sarà possibile comprendere l’aspetto della guerra sotto il profilo sociologo, psicologico ed economico e alla fine della lettura apparirà chiaro che per vivere sempre in pace ciò che dovrà mutare profondamente è l’uomo, nella sua più intima struttura.
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