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Anno edizione: 2017
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Alain Badiou è un filosofo (e altro...) francese che, rifacendosi a una tradizione millenaria, ritiene che la matematica sia un'ottima base per la filosofia e quindi si lamenta dei "nuovi filosofi" che passano più che altro il tempo a parlare nei talk show: malvezzo che a quanto pare non è solo italiano. In questo libretto, pungolato da Gilles Haéri che gli ha fatto una lunga intervista, racconta perché a suo parere la matematica è importante: in due parole perché lo sviluppo della filosofia scaturisce da un insieme di "verità" in quatto aree distinte (scienza, arte, politica e amore) e la matematica permette di avere queste "verità" autonomamente. Così, dopo altre due interviste sull'elogio dell'amore e del teatro, Badiou ha calorosamente acconsentito a parlare anche della matematica. Premesso che io e la filosofia non siamo mai andati troppo d'accordo, ho trovato davvero pesante la traduzione di Marcello Losito (che ha anche aggiunto un saggio finale), a partire dal titolo con quel plurale ("Elogio delle matematiche") che in italiano non ha nessun senso, a differenza dell'inglese e appunto del francese che recuperano la tradizione greca. È un peccato, perché i temi trattati sono interessanti, proprio perché visti da qualcuno che matematica l'ha studiata ma matematico non è. (Ah, a pagina 39 c'è scritto "Il successore di n si può scrivere n+1/1". Scritto così è tecnicamente corretto ma logicamente sbagliato nel contesto: sono andato a cercare l'originale francese dove era ovviamente scritto in modo che si capisse che era (n+1)/1...)
Badiou e il suo andirivieni tra filosofia e matematica.Solitamente sono i filosofi analitici che si interessano di matematica,pur nella selettività dell'aristocrazia creativa, specializzata. Diversamente dagli opinionisti con la matematica non si può barare. Ma si può procedere in modo straordinario, creando finzioni, addirittura conclusioni che contraddicono gli enunciati precedentemente dimostrati per veri, etc. (una scienza infinita: Kant, Cartesio,Spinoza).Sono due i veri nodi filosofici: 1.la vocazione ontologica o realista della matematica: essa ha una relazione essenziale con la totalità dell'esistente; 2.l'orientamento formalista: essa è un gioco linguistico. Aristotele reputava la matematica come estetica, Platone come fondamento del sapere razionale universale. Anche qui le relazioni prevalgono sulle entità, sugli oggetti, determinandone la natura e le proprietà. Eccoci ai campi strutturali che rispondono al formalismo che pensa in anticipo le forme possibili di tutto ciò che è (una molteplicità). Le (!) verità non sono creazioni singolari con valore universale: ontologia del multiplo, nella nuova dialettica del finito e infinito, una relazione tra la nostra esistenza ordinaria in rapporto a una verità assoluta: ontologia assoluta? Non vanno perduti i vantaggi di Dio nella garanzia ontologica immanente e assoluta: essa tende integralmente verso il semplice multiplo e l'immanenza del mondo esistente, preservandone i 4 principi fondamentali: immobilità, la composizione a partire dal niente; la disposizione puramente assiomatica; il principio di massimalità. Dal tutto si dimostra che esistono più parti che elementi: si otterrà il vero facendo scaturire l'impossibile a partire dal falso. Libro difficile, con intuizioni profonde. Losito in conclusione " l'incommensurabilità può rappresentare una figura statica del divenire,matrice di isole di valori numerici incastonati in vuoti irriducibili, la cui realtà è inversamente proporzionale alla sua inapplicabilità"
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