L' ermafrodito: Sarrasine scultore. Col racconto «Sarrasine» di Balzac
- EAN: 9788833904610

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L' ermafrodito: Sarrasine scultore. Col racconto «Sarrasine» di Balzac
Michel Serres
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recensione di Bertini, M., L'Indice 1989, n. 4
Roland Barthes, in un saggio del 1970, sottopone la novella di Balzac "Sarrasine" a un'analisi serrata: ne emerge l'immagine di un testo attraversato da mille codici diversi, denso, compatto, che con la sua pienezza cerca di esorcizzare il fantasma del vuoto terrificante della castrazione che sta al centro del racconto. Michel Serres colloca la propria lettura in una prospettiva diversa, in un territorio volutamente indefinito tra antropologia, teoria della conoscenza e teoria delle arti. In questa zona accidentata, nodo di saperi diversi, "Sarrasine" sembra trasformarsi in un mito moderno e Serres ne segue le articolazioni interne come Marcel Detienne seguirebbe quelle di un racconto mitico, arrivando alla fine non a un significato ultimo, ma a una costellazione di significati complessa e affascinante.
"Sarrasine" si svolge nel 1830. Nella cornice fastosa di un ballo, una giovane marchesa interroga il suo accompagnatore - il narratore - su un singolare personaggio: un vecchio dall'aspetto di mummia o di vampiro che i ricchi padroni di casa, i Lanty, trattano con mille riguardi. Il giorno seguente, il narratore le risponde con un lungo racconto. Deve risalire fino al 1758, anno in cui il giovane scultore francese Sarrasine, recatosi a Roma, vide in teatro una cantante di meravigliosa bellezza, Zambinella, e se ne innamorò. Respinto dall'amata, Sarrasine la raffigurò in una splendida statua. Davanti alla rivelazione che la seducente cantante era, in realtà, un castrato, Sarrasine tentò di distruggere la statua e di uccidere l'essere amato, ma fu ucciso a sua volta dagli sgherri di un cardinale, protettore di Zambinella. Il misterioso vecchio, cui i Lanty debbono la loro fortuna, non è altri che Zambinella.
Il discorso di Serres è tutto incentrato sull'opposizione tra scultura e musica: la scultura è l'arte del limite, della solidità, della localizzazione; la musica è un inafferrabile fluire, è l'arte dell'erranza. Per questo lo scultore è condannato a inseguire vanamente Zambinella, creatura del regno della musica, finirà però per trionfare post mortem, perché Zambinella centenario diverrà una sorta di feticcio, di statua, e sarà all'origine di quanto di più solido conosca il mondo in cui viviamo, un grande patrimonio. Ma il rapporto tra musica e scultura non è una rigida antitesi: come quello che sussiste tra la parte destra e la parte sinistra del nostro corpo, irriducibili l'una all'altra, ma anche inseparabili, ci offre un modello di realtà in cui l'alterità è possibile, un modello non monistico, che "esclude l'esclusione". Anche il testo di Balzac è un incarnazione di questo modello: in esso musica e scultura, che tendevano a escludersi, si incontrano, determinando il contenuto di verità del racconto, che si rivela come una straordinaria riflessione sulle arti.
Tanto la traduzione del testo di Serres, dovuta a Mario Marchetti, quanto quella della novella di Balzac, di Paolo Tortonese, sono eccellenti; Marchetti ha corredato inoltre il suo lavoro di una ricca, utilissima annotazione.
