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Un bel libro scritto con uno stile asciutto e senza sbavature, ciò nonostante indagando il mondo con gli occhi di chi sente ciò che vive la protagonista. Altra nota non banale è la capacità di chiudere il libro in maniera coerente e piena. Complimenti
Se è possibile un essere fuori piu’ del tredicesimo commensale,la “quattordicesima commensale” è il compendio vero di una vita “fuori”. Queste le parole della prefazione del libro di Gianni Marilotti,nel suo romanzo d’esordio,unico scrittore sardo ammesso alle finali e scelto tra le centinaia di lavori in concorso,come vincitore del Premio Calvino 2003. Con una prosa asciutta ma efficace,dura ed incalzante,che assume in certi momenti i connotati del “giallo d’azione”,il libro narra la storia di Franca Bellisai,studentessa barbaricina che,trasferitasi a Torino dopo la morte del padre,(siamo nel 1982 verso la fine degli anni di piombo)intrattiene rapporti con le frange estremiste della sinistra ed in particolare con la brigata “Tullio Pedrini”. Qui,si lega a Vittorio Rullo,esponente di spicco di tale nucleo combattente e con lui,tenta la fuga in Francia,ma,Vittorio muore durante un conflitto a fuoco con la Polizia,lasciando Franca in possesso di una ingente somma di denaro,frutto di rapine e furti effettuati per sovvenzionare la lotta armata. Da questo monento,l’inquieta vita di Franca, si snoda negli anni,attraversando differenti realtà,tra cui quelle dei paesi in via di sviluppo,in una ricerca continua di identità e collocazione personale,tra girandole di sentimenti profondi ed anafettività apparenti,di solitudini infinite che non riesce e non aspira a colmare,di passioni rincorse come ancore di salvezza,di rifiuti ininterrotti e di preclusioni messe inconsciamente o volutamente in atto per non dover percepire la morsa dell’esclusione e del rigetto. Un lungo viaggio,(popolato di personaggi imperdibili come il fedele amico Gesuino Zedda),che,attraversando l’altro,al fine di arrivare dentro se stessa,conduce alla consapevolezza dell’insistente senso di “non appartenenza” che,neanche il ritorno alla terra natia e tra la sua gente,riuscirà ad annullare.Anzi, sara’ proprio la terra delle sue radici a dimostrarle tutta la sua asprezza e la sue durezza,in un tradimento ed un rifiuto finale che traccerà la strada v
Interessante in alcune parti, non necessariamente negativo. E'il punto di vista della narrazione e la prolissità/superficialità di alcune parti che secondo me toglie phatos alla vicenda
Recensioni
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Se è possibile "essere fuori" più del tredicesimo commensale (il reietto), La quattordicesima commensale è il compendio vero di una vita "fuori" La vita è quella di Franca Bellisai, figura di esclusioni e inappartenenze ma in costante ricerca di appartenenze e inclusioni: ideologiche e affettive. Dentro la lotta armata vorrebbe stare la giovane studentessa sarda emigrata a Torino negli anni Settanta, e in prima linea, come il compagno di vita Vittorio Rullo dei Nuclei Comunisti Combattenti. Dentro la riorganizzazione del movimento in cui crede vorrebbe stare la fuggiasca in Francia, dopo la palpitazione e le attese per due borsoni pesanti di contante, proibita eredità di Vittorio morto in uno scontro a fuoco con la polizia. Poi dentro il dramma e la desolazione dei campi profughi in Bosnia. E soprattutto fiduciosa dentro l'Isola ritrovata. E ripensata: perché l'altra parte del sentirsi "fuori" è lo sguardo privilegiato, anche se vedere di più può voler dire soffrire di più. Romanzo di movimento, La quattordicesima commensale è la storia di una passione ideologica in continua ricerca di senso, di linguaggi. Tra avanzamenti e ritorni si muove la doppia vita di Franca, nelle faglie di luce e ombra, clandestinità e ufficialità, bugia e verità.
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