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«Ecco! La testa non c'era più! Ci ritornai. Niente. L'idea che fosse stata riportata nei laboratori per un restauro o per rifare il trucco non mi sfiorò neppure per un secondo. La testa era stata rubata, ne ero assolutamente convinto».
Parigi 1986, museo Grévin, sala della Rivoluzione francese: la testa di cera della principessa di Lamballe è scomparsa. Rubata. È il 3 settembre. Centonovantaquattro anni prima, esattamente lo stesso giorno alla stessa ora, la testa dell'amica di Maria Antonietta era stata portata a spasso per Parigi infilzata su una picca. Victor B., il fotografo del museo, non ci capisce niente. Perché, a partire da quella scomparsa che potrebbe essere solo una farsa, tutto ha cominciato a vacillare. L'esagerazione si installa come una brutta malattia, mentre Parigi è di nuovo ossessionata dai massacri.Il cinema ci ficca il naso. Senza averlo veramente desiderato, Victor si ritrova nel ruolo di un rivoluzionario finito, Jacques-René-Hébert, detto «père Duchesne», capofila di quelli che furono definiti gli «Esagerati». La Parigi odierna per la quale si aggira Victor si confonde con quella del Terrore fino all'ossessione, alla lucida follia, al crimine. Si delinea così il percorso di un girovagare avventuroso dove s'incontrano star al tramonto e vecchi tribuni, nottambuli persi e fantasmi, statue di cera e narratori, tutti avidi di rimettere insieme i pezzi.Azione!
recensione di Carmagnani, P., L'Indice 1997, n. 1
Parigi, 3 settembre 1986. Museo Grévin, sala della Rivoluzione francese. Penombra. Victor Blainville, fotografo e appassionato del museo, fa il suo rapido giro quotidiano in mezzo agli ormai familiari personaggi di cera. Il seno di Madame Rolland, la smorfia di Marat nella vasca da bagno, vecchi sogni d'infanzia. Ma qualcosa non va, una specie di disordine visivo, un particolare fuori posto. Victor si accende una sigaretta. La famiglia reale è imprigionata al Temple: Maria Antonietta sviene, Luigi XVI è in piedi, davanti alla finestra chiusa da pesanti sbarre, e osserva la folla trionfante che porta la testa mozzata della principessa di Lamballe infilzata su una picca. Improvvisamente è tutto chiaro: la testa non c'è più, sparita, rubata esattamente centonovantaquattro anni dopo essere stata portata a spasso per le strade di Parigi. Potrebbe sembrare solo uno scherzo, ma da quel momento si scatena una frenetica sequenza di avvenimenti in cui, come se non bastasse, si mette di mezzo anche il cinema con un remake di un vecchio film sulla Lamballe che qualcuno vuole impedire a tutti i costi. Victor, che per principio non corre dietro alle cose, lascia semplicemente che capitino, si ritrova sempre più coinvolto nella vicenda, fino a interpretare sullo schermo il ruolo di Jacques-René Hébert, rivoluzionario dalla pessima reputazione, capofila del gruppo degli "Esagerati". Appartenente a quella generazione di autori di romanzi noir francesi che si è affermata nel decennio scorso, Vilar mescola, in un intreccio sapientemente condito di suspense, la Parigi odierna con quella del Terrore. Vecchi fantasmi, statue di cera e bizzarri personaggi s'incrociano in queste pagine in un complesso gioco di specchi e tessono i fili di una vicenda che va ineluttabilmente verso la lucida follia dell'omicidio. Fra i richiami storici sfiziosi e abilmente orchestrati riappaiono inequivocabilmente le atmosfere care alla tradizione del noir francese, rinnovate e adattate alla Parigi di fine anni ottanta. Ai bistrot fumosi di Léo Malet si sono sostituiti i party sfrenati e i set cinematografici. Gli anni sono passati, ma il marchio di fabbrica è sempre quello e, ancora una volta, riesce a catturare la fantasia del lettore: dive fascinose sul viale del tramonto, starlettes troppo ambiziose, nottambuli ed ex poliziotti ossessionati da città virtuali, variopinte comparse che si muovono intorno all'attore protagonista, nipotino gauchiste di Marlowe e di Nestor Burma, con l'ennesima sigaretta fra le dita e le molte donne di passaggio.
Parigi 1986, museo Grévin, sala della Rivoluzione francese: la testa di cera della principessa di Lamballe è scomparsa. Rubata. è il 3 settembre. Centonovantaquattro anni prima, esattamente lo stesso giorno alla stessa ora, la testa dell'amica di Maria Antonietta era stata portata a spasso per Parigi infilzata su una picca.
Victor B., il fotografo del museo, non ci capisce niente. Perché, a partire da quella scomparsa che potrebbe essere solo una farsa, tutto ha cominciato a vacillare. L'esagerazione si installa come una brutta malattia, mentre Parigi è di nuovo ossessionata dai massacri.Il cinema ci ficca il naso. Senza averlo veramente desiderato, Victor si ritrova nel ruolo di un rivoluzionario finito, Jacques-René-Hébert, detto «père Duchesne», capofila di quelli che furono definiti gli «Esagerati». La Parigi odierna per la quale si aggira Victor si confonde con quella del Terrore fino all'ossessione, alla lucida follia, al crimine. Si delinea così il percorso di un girovagare avventuroso dove s'incontrano star al tramonto e vecchi tribuni, nottambuli persi e fantasmi, statue di cera e narratori, tutti avidi di rimettere insieme i pezzi.
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