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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2024
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La stagione in cui si diventa grandi rievocata in quello che è uno dei romanzi più personali e poetici di Ray Bradbury.
Il mondo scivolava, lucido, davanti al chiarore cristallino dei suoi occhi
Avere l'aria di sapere tutto è il vanto degli adulti. Accorgersi di essere vivi è la sconvolgente scoperta dei bambini. In mezzo, c'è l'incanto di una lontana estate piena di meraviglie e terrori. Come è piena di meraviglie e terrori Green Town, la piccola città dell'Illinois dove nel 1928 il dodicenne Douglas Spaulding vive l'ultima stagione della sua infanzia, tra alberi di mele e petardi mezzo scoppiati, denti di leone in fiore e scarpe nuove. Una stagione attraversata da ricordi dolci e sognanti, ma anche da segrete inquietudini, ombre nere e dolori senza nome.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo libro mi ha un po' deluso perché è molto diverso da come viene dipinto nella descrizione. In realtà, si parla veramente poco del ragazzino protagonista e dei suoi sconvolgimenti interni. La maggior parte del libro sono storielle auto-conclusive al limite tra il fantastico e il verosimile, che personalmente non ho trovato molto interessanti. I pensieri del protagonista e di suo fratello, secondo me non coerenti con quello che possono pensare due ragazzi di quelle età, fanno da filo conduttore. Ci sono stati pochi passaggi che mi hanno veramente coinvolto ed emozionato. Se fosse stato descritto in modo diverso, mi sarei forse aspettato qualcosa di differente e non mi avrebbe deluso.
Un libro inaspettato. Letto dopo Fahrenheit 451, non avrei immaginato che un autore famoso per la fantascienza potesse esprimere così bene la malinconica dolcezza di una estate dell’infanzia. Anche se è ambientato nel 1928, l’atmosfera è senza tempo.
"Ed ecco quello che cercavi: una cosa vecchia e una cosa nuova". Accade sempre questo in ciò che ci chiama e ci sospinge, un sotterraneo desiderio d'unione fra l'ieri e l'adesso, l'idea che il ragazzo non ceda sotto le stanche rughe dell'adulto, che la candida stiva dei sensi protegga sempre fra i rovesci dei giorni, e che qualche materna nostalgia non lasci rassegnata il timone contro le ignote mappe del domani. Sono in pochi a pensare che ogni viaggio intrapreso sia sempre un'avventura al passato, un ritorno più che una scoperta. Ma chi legge e ama la grande letteratura lo comprende presto, potendo in mezza pagina, o anche in una sola frase, trovare di colpo tutte le sue età rilegate ad arte. Questo è il libro in assoluto più bello che abbia letto quest'estate, una finestra da anni sprangata che il fruscio di una storia riesce lentamente a riaprire. So bene che se ricamassi i migliori periodi possibili non riuscirei con compiutezza a spiegarne il perché. Ma se sentire è verbo più vasto di sapere, è senz'altro così, fuori di dubbio. Perchè "certi giorni corrispondono a tutti e cinque i sensi: questo, per esempio, aveva un tale profumo che faceva pensare a un grande e magico frutteto, cresciuto di notte oltre le colline per riempire la terra della sua calda fragranza. L'aria sapeva di pioggia, eppure non c'erano nuvole. Da un momento all'altro uno sconosciuto poteva scoppiare a ridere nei boschi, ma per ora era tutto silenzio". Solo la delicata poesia che vibra nel racconto dell'amicizia fra il 31enne Bill Forrester e la 95enne Helen Loomis vale l'incanto di lacrime sincere: "A me piace piangere. Dopo aver pianto mi sembra mattina e sono pronto a cominciare un nuovo giorno". Forse un sogno rifatto in un'acquarello, forse l'esattezza di una felicità concreta. Ma se è vero che "da qualche parte tutte le parole mai dette e tutte le canzoni mai cantate vivevano ancora", ebbene questo libro ce le consegna intatte fra le mani. In una gioia indimenticabile.
Recensioni
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