Indice
Le prime frasi del romanzo
Prologo
Appoggiata al tronco di un albero sul ciglio della strada, Larissa guardava impaziente in lontananza. A quellora ormai
erano in pochi a spingersi fuori città; la maggior parte degli
abitanti di Meißen preferiva trascorrere la serata a casa, magari sorseggiando una birra fresca in giardino o sul balcone.
Persino da lontano avrebbe subito riconosciuto la persona
che stava aspettando.
Si era appuntata i capelli, e ora sentiva una leggera brezza accarezzarle la nuca. Tuttintorno i grilli cantavano e, di
tanto in tanto, si udiva il fischio di un merlo. Larissa amava
questo posto ai margini del centro abitato. Una vecchia pietra
miliare, non visibile a prima vista, coperta dalle sterpaglie
e dagli alberi divelti dal terreno, indicava la distanza di 30
chilometri, ma nel frattempo la città si era ampliata.
Era qui che lei e Max spesso si davano appuntamento. Lui
le ripeteva di continuo che i loro incontri erano una pietra
miliare nella sua vita, e quel luogo dunque era perfetto. Di
pietre, lui che era architetto se ne intendeva. Poteva parlare
a giornate intere di edifici e delle differenze fra le tante varietà di materiali. Qualcun altro, probabilmente, lo avrebbe
trovato pedante, noioso, ma Larissa no, lei ne era affascinata e lo ascoltava con grande piacere e interesse. Al momento
era molto impegnato in un importante progetto di ristrutturazione; per questo i loro incontri negli ultimi tempi si
erano un po diradati, ma ognuno di questi veniva vissuto
con maggiore intensità e coinvolgimento, perché nessuno
dei due sapeva quando si sarebbero rivisti.
Era stata una giornata di caldo afoso, e probabilmente
non sarebbe raffrescato nemmeno durante la notte.
Saranno
contenti i contadini
, pensò Larissa, ascoltando il rombo della
trebbiatrice nei campi lì intorno, e sognando di vivere anche
lei in campagna, un domani, lontano dal caos della città. Max
sarebbe stato daccordo? Per uno come lui, sempre in viaggio
per lavoro, unisola felice in mezzo alla quiete della natura
non doveva essere poi unidea così malvagia
Ma erano solo pensieri su cui indugiava per ingannare
lattesa: solo sogni a occhi aperti.
Si trovava lì già da mezzora e Max non si era ancora fatto
vivo. A dire il vero non era da lui. Arrivava sempre puntuale
agli appuntamenti, talvolta persino in anticipo, e allora le
rimproverava divertito il ritardo cronico tipico delle donne
che non sanno mai cosa mettersi, anche se sapeva benissimo che Larissa arrivava lì uscendo dal lavoro, dove spesso la
trattenevano ben oltre lorario.
Oggi, stranamente, era arrivata prima lei. Il capo laveva
fatta uscire presto e tutto era filato liscio. L
appuntamento di
quella sera sarebbe stato la degna conclusione della giornata.
Eppure Max si faceva desiderare.
Forse avrà fatto tardi al lavoro
, cercava di tranquillizzar
si Larissa. Ma cominciava a sentire i crampi allo stomaco,
preoccupata che gli fosse successo qualcosa.
Max aveva la pessima abitudine di andare troppo forte in
moto. Un bel numero di multe per eccesso di velocità non
gli erano bastate. Solo quando la portava con sé guidava con
più prudenza. «Mi sa che dora in avanti dovrò sempre venire con te, se non voglio che ti capiti un incidente» aveva
commentato una volta in tono scherzoso. Lui ci aveva riso
su e laveva baciata.
Quel ricordo la fece sorridere, ma poi linquietudine tornò
a sopraffarla. Per lagitazione cominciò a lisciarsi il vestito di
lino rosa sgualcito.
Max diceva che le stava bene, e per questo lo aveva indossato quel giorno, non certo perché fosse labbigliamento più
adatto per andarsene in giro in moto.
Ma che importava, Larissa voleva essere bella per lui.
Dette un altro sguardo allorologio, sempre più nervosa.
Max avrebbe dovuto essere lì già da un pezzo, ormai. Perché
non arrivava? Allungò il collo nellillusione di vedere più lontano, e si prese un bello spavento quando, improvvisamente,
un uccello spiccò il volo da dietro un cespuglio.
Col cuore in gola, si girò di scatto sentendo un altro rumore. Vide una nuvola di polvere e pensò sollevata:
Eccolo,
finalmente!
Ma quando il rumore fu più vicino si rese conto che non
si trattava di una moto, ma di unauto. Sconsolata, stava per
distogliere lo sguardo quando improvvisamente lautomobile
rallentò, fino a fermarsi. Lì per lì non riconobbe né lauto né
chi era al volante.
Indietreggiò, sentendosi a disagio. Forse era solo un caso
che la macchina si fosse fermata lì. Magari chi guidava aveva
un appuntamento con qualcuno proprio in quel luogo. O forse, vedendola sola sul ciglio della strada, si era fermato a
chiederle se avesse bisogno di un passaggio.
Larissa fece un respiro profondo, cercando di rilassarsi.
Se non cera Max in quellauto, cosa avrebbe fatto lei se quel
tizio lavesse importunata o aggredita? La tensione cresceva
a dismisura.
Spento il motore, luomo al volante scese. Aveva i capelli
biondi, gli occhi chiari e le lentiggini sul naso. La guardò un
istante, poi la salutò chiedendole come si chiamasse.
Larissa non aveva alcuna intenzione di intrattenersi con
uno sconosciuto e, invece di rispondere, continuò a guardarlo
con aria diffidente.
«Sono un collega di Max» si presentò lestraneo. «Mi ha
detto che dovevate incontrarvi qui.» Allimprovviso luomo
si incupì e si appoggiò alla macchina, come se dun tratto non
riuscisse più a reggersi in piedi. «Sono venuto a prenderla io
per non farla attendere invano.»
«Invano?» gli fece eco lei mentre quella parola inquietante
continuava a ronzarle in testa.
«Mi dispiace» replicò lui sinceramente afflitto.
Larissa scosse la testa. «Perché, scusi?» domandò. «Non
mi ha mai dato buca! Né ha mai mandato un suo collega
»
Un brivido di terrore le corse su per la schiena. Solo due
motivi potevano giustificare lassenza di Max: o aveva deciso
di lasciarla o gli era capitato qualcosa.
L'uomo guardava a terra imbarazzato, poi le porse una
foto che aveva appena tirato fuori dalla tasca. Era spiegazzata, ma si riconosceva chiaramente Larissa. Lei neanche più
ricordava quando laveva regalata a Max.
«Max
non può venire. Max
» gli tremava la voce.
Cercò lo sguardo di Larissa, come nel disperato tentativo
di capire quanto dolore fosse in grado di sopportare. Poi le
spiegò perché Max non si era presentato all’appuntamento
quel giorno. Un attimo dopo, tutte le speranze e i sogni di
Larissa erano andati in fumo per sempre.