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scheda di Viacava, A., L'Indice 1996, n. 4
Quanto incidono le fantasie inconsce sulla valutazione della realtà e quanto le esperienze relazionali, soprattutto precoci, sulla formazione di fantasie inconsce? Ad Anne Hayman, Joseph e Anne Marie Sandler, Fausta Ferrero si deve la rivisitazione dei concetti di fantasia inconscia e realtà: dalle controversial discussions che negli anni '43-44 divisero il mondo psicoanalitico tra le tesi sostenute da Melanie Klein e Susan Isaacs da un lato e Anna Freud dall'altro, al contributo chiarificatore delle tecniche osservative del bambino. Né viene trascurato il pensiero di Bowlby e soprattutto di Winnicott, fondatore del cosiddetto mid-dle group, il quale, lasciata da parte la partigianeria speculativa dei due opposti schieramenti, descrisse ciò che osservava: l'esistenza di uno spazio intermedio, che chiamò "spazio transizionale", dalle caratteristiche volutamente non ben definite, a cavallo tra il separato e il fusionale, tra il percepito e il fantasticato, all'interno del quale le vicende relazionali tra madre-ambiente e bambino ne permettono lo sviluppo mentale e la differenziazione. Seguono gli interessanti lavori di Massimo Ammanniti, Daniel N. Stern e Celestino Genovese su maternità e sviluppo precoce, dove Stern esplora la relazione tra depressione materna, anche minimale o mascherata, e l'esperienza del bambino di essere un rianimatore, con la ricostruzione nell'adulto del vissuto di aver avuto una madre depressa. La parte finale ospita lavori clinici di differenti orientamenti: di Ethel Person e Howard Klar, diversi casi connessi con l'elaborazione, tra memoria e fantasia inconscia, di traumi e abusi; di Adele Nunziante Cesaro, un esempio letterario di idealizzazione difensiva; di Anna Maria Galdo, l'immaginario nella pratica analitica; di Mauro Mancia, il ruolo primario delle fantasie nei processi di scissione e integrazione della mente; di Sergio Muscetta, fantasia e realtà nel lavoro clinico con un adolescente.
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