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Anno edizione: 2018
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Un altro geniale libro di Roth in cui la vecchiaia, la malattia e il deperimento mentale si scontrano con la gioventù talvolta arrogante. Un bel gioco letterario sulle proprie opere e quelle di un amico scrittore fatto con giovani aspiranti scrittori in un contesto moderno come il 2004, dopo l’elezione al secondo mandato di Bush. Un libro che, letto dopo la seconda elezione di Trump, dà molto da pensare.
Nel romanzo, Roth tiene insieme questa materia incandescente con eccezionale maestria; i dialoghi veri tra i protagonisti si alternano a quelli letterari, creati dallo scrittore. Mentre i dettagli sulla malattia del secolo, il cancro, si susseguono con estrema spietatezza nelle pagine di Roth, insistendo sulla vecchiaia e sulla morte, temi leit motiv del libro, emerge la speranza che è legata alla pagina scritta, al libro come unica fonte di sopravvivenza per il vecchio scrittore. Ma ancora una volta New York, città amata e odiata, resta la protagonista involontaria della storia, a cui l’autore dedica queste poche intense righe: “Non esiste posto al mondo più mondano di New York, pieno com’è di tutta quella gente col cellulare che va al ristorante, ha relazioni amorose, va a caccia di impieghi, legge i giornali, si lascia consumare dalla passione politica, e io avevo pensato di fare marcia indietro dal luogo dove ero vissuto....”
Già il titolo presenta tratti inequivocabilmente eloquenti: come può un fantasma uscire di scena, se nessuno riesce a percepirne la presenza? Il "non vissuto" rappresenta la nostra rovina, inutile riprovare a rivivere esperienza che la mancata giovinezza non potrebbero più farci realmente apprezzare... Il tempo rovina tutto e quando è coadiuvato dal rimorso, è letale.
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