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La felicità è una storia semplice - Lorenza Gentile - copertina
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La felicità è una storia semplice
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La felicità è una storia semplice - Lorenza Gentile - copertina
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Descrizione


Spesso è nelle cose semplici che scopriamo il senso del nostro stare al mondo. Una commedia stralunata, dove un quarantenne fallito e la sua nonne ottuagenaria si lasciano travolgere dalla confusione della vita. E imparano a perdonare, soprattutto sé stessi.

Vito Baiocchi è al verde, ha perso il lavoro, non ha una fidanzata e vive da solo con un'iguana di nome Calipso. Eppure il peggio deve ancora venire: la sua dispotica nonna ha bisogno di lui. Nemmeno con la corda al collo, ormai deciso a farla finita, Vito Baiocchi riesce a sottrarsi all'autorità della terribile nonna. Come sente il cellulare che squilla, si sfila il cappio e risponde. La vecchia pretende di essere accompagnata fino in Sicilia, il luogo dove è nata e che ha dovuto abbandonare molti anni prima. Lui non sa dire di no e parte con lei per un viaggio interminabile. Tra incontri buffi e situazioni tragicomiche, i due si confessano insospettabili segreti, mentre niente va come dovrebbe. Ma quando tutto sembra perduto, Baiocchi capisce che deve prendere in mano la propria vita e sforzarsi di credere nella felicità.
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Informazioni dal venditore

Venditore:

Dettagli

2017
210 p., Brossura
9788806217334
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Indice

Le prime pagine del romanzo

Vito Baiocchi strattonò la corda per controllare che fosse bene assicurata al soffitto.
La misurò con il metro pieghevole.
Nonostante l’avesse fatto altre volte, voleva essere sicuro che fosse della lunghezza giusta: non poteva permettersi nessuna imprecisione.
Constatò con sollievo che era proprio di due metri, come dicevano le istruzioni.
Aveva appena fatto una doccia calda, senza dimenticare di insaponarsi dentro e dietro le orecchie, intorno alle narici, tra le dita dei piedi, all’interno dell’ombelico. Il vapore aveva invaso la piccola stanza da bagno, appannando lo specchio. Quando si era sentito finalmente, profondamente pulito, aveva chiuso l’acqua ed era uscito dalla vasca facendo attenzione a non scivolare. Data la sua mole non era stata un’impresa facile. Un senso di rispetto per sé stesso, di dignità forse, addirittura di orgoglio, gli aveva suggerito di spruzzarsi del profumo e di radersi le guance. Guardandosi allo specchio non si era piaciuto. I riccioli crespi e ribelli gli ricoprivano come sempre la testa in modo disordinato, gli occhi troppo tondi erano cerchiati di grigio. Ma quella non era una novità e ormai importava poco.
Adesso che si guardava nello specchio appoggiato contro la parete, non poteva non provare del compiacimento, anche se lievissimo, nell’osservare le scarpe che indossava. Le teneva nell’armadio da due anni, eppure non le aveva mai usate. Erano calzature per le occasioni e lui, un’occasione, non l’aveva mai avuta.
Ora ce l’aveva.
Lisciò la giacca del gessato e aggiustò il collo della camicia. Forse non era mai stato cosí elegante. Dopo aver posizionato la sedia di vimini accanto alla corda, fece un passo indietro per osservare la scena. Mancava solo il biglietto.
Prese in mano la penna e scrisse.

4 aprile 2013
Niente può fermarmi ormai dal compiere questo mio ultimo gesto.
Non era la prima volta che ci provava, no. Ma questa volta davvero era diverso.
Quella mattina d’aprile, in cui a Londra era scoppiata la primavera, Vito Baiocchi aveva scoperto di non avere piú niente. Il piccolo negozio dove lavorava come riparatore di computer aveva chiuso sei mesi prima per via della concorrenza, e gli innumerevoli curriculum che Baiocchi aveva inviato nella speranza di trovare un altro posto erano stati un buco nell’acqua. Le regole stavano cambiando anche nel suo campo, i tecnici ormai arrivavano dall’Asia, guadagnavano meno e lavoravano di piú. Se un tempo il suo era un lavoro che gli dava abbondantemente da vivere, ormai non gli dava che una ragione in piú per morire.
Forse l’ultima di cui aveva bisogno per decidersi una volta per tutte.
– È inutile che la tiri per le lunghe, Calipso, – disse avvicinandosi alla vasca con la sua iguana. – Non ho fatto che lamentarmi con te negli ultimi tempi. Sono patetico. Troverai qualcuno che ti accudisca meglio di me, avrai una nuova casa. Devi solo aspettare fino a domattina.
Il rettile si avviò verso la ciotola del cibo e addentò una foglia di lattuga. Baiocchi estrasse dalla tasca la sua boccetta di fiori di Bach e se ne fece cadere dieci gocce sulla lingua. Calipso non aveva mai avuto un buon carattere, ma da quando soffriva di insufficienza respiratoria era diventata ancora piú intrattabile.– Buona fortuna, – le disse Baiocchi con dolcezza. – Ti voglio bene.
Mise un piede sopra la sedia di vimini e si appoggiò alla scrivania per sollevarsi e far seguire l’altro. Il suo corpo pingue tremò prima di stabilizzarsi a quella altezza.
Afferrò la corda, se la passò intorno al collo e la fermò tra il pollice e l’indice per stringere il nodo. Osservò il cappio per qualche secondo: non si era mai accorto di avere una testa cosí grande.
Lo specchio ora lo ritraeva solo fino all’ombelico. Non mancò di notare che i pantaloni gli facevano difetto sui polpacci.
Nel grande schema delle cose, non era poi cosí importante.
All’età di quarantasei anni, Vito Baiocchi non aveva una moglie, né amici o colleghi.
Della sua assenza non si sarebbe accorto nessuno.
Infilò la testa nel cappio e si guardò intorno per l’ultima volta. Era pronto. Chiuse gli occhi per trovare la concentrazione. Allungò il piede in avanti. Prese un ultimo respiro.
Un semplice passo nel vuoto e non avrebbe sentito piú nulla.
Ma in quel momento suonò il suo cellulare.
Lasciarsi sfuggire un dettaglio cosí stupido! Aveva prenotato la domestica per il giorno dopo, lasciato la porta di casa semiaperta, chiuso il gas, pulito l’appartamento, si era vestito bene, si era addirittura spruzzato il profumo e adesso il cellulare squillava insistente, come un brutto presentimento, rovinando la sua concentrazione. Voleva spegnerlo, ma si sarebbe dovuto sfilare il cappio, e nonostante fosse sulla scrivania poco lontano da lui, non riusciva a dire se ci sarebbe arrivato senza lasciare la sedia. E chi gli garantiva che avrebbe avuto il coraggio di risalirci?
Prese qualche altra goccia di fiori di Bach.
«Scopri chi sei veramente appena prima di lasciare questo mondo», si ripeteva da sempre. Era arrivato il momento di scoprirlo, chi era davvero.
Ma il cellulare non smetteva di suonare. Doveva essere una chiamata promozionale. O forse qualcuno che aveva sbagliato numero? Per fortuna, prima che gli venisse una vera e propria curiosità, tornò il silenzio.
Doveva sbrigarsi. Chiuse gli occhi, allungò il piede in avanti, prese lo slancio.
Ma questa volta fu il telefono di casa a squillare.
Baiocchi si sfilò il cappio e scese sul pavimento con un tonfo. Strappò la spina dalla parete e risalí sulla sedia. Un piede dietro l’altro, questa volta senza appoggiarsi alla scrivania.
Infilò velocemente la testa nel cappio, ma ecco di nuovo quella dannata suoneria.
Squillava e vibrava perforandogli il cervello.
Non poteva essere una chiamata promozionale. La grinta di quello squillo, quella determinazione, potevano appartenere solo a una persona.

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silvia
Recensioni: 2/5

"Prima di quel preciso istante Baiocchi aveva avuto la stupida sensazione che il suo passato fosse ritrattabile." Dopodiché il protagonista decide che è arrivato il momento di cambiare vita, di fare della scelte, tuttavia non viene descritta la progressione verso il cambiamento, né ci si interroga sulle ragioni che lo avevano condotto a vivere in un limbo. Il tema trattato sarà anche valido, ma è sviluppato in maniera schematica, ed è questa la differenza che intercorre tra la semplicità intesa come raggiungimento dell'essenziale e la superficialità. Ben venga la leggerezza nel trattare gli argomenti, un altro conto sono personaggi che galleggiano in aria come fantasmi perché hanno poco che li ancori alla realtà. Il ritmo è scandito dalle tappe del viaggio, ci sono troppe coincidenze messe lì a bella posta e pochi nessi causa effetto. Manca solo la fata con la bacchetta magica: sì è bello sognare leggendo favole, ma devono esserci struttura e fondamenta per far scoccare quella scintilla che ci farà spiccare il volo.

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Pat
Recensioni: 4/5

Sì una bella storia, una semplice e bella storiai. Scrittura scorrevole, senza ricercatezze e forzature anche nelle parti più "stralunate". I personaggi secondari ti vengono incontro con leggerezza e anche quando spariscono dal racconto ti restano in mente. La leggerezza dello stile aiuta ad affrontare temi gravi legati alla vita dei due personaggi principali - la nonna dispotica e amorevole al tempo stesso e il nipote quarantenne, sprofondato nella più profonda delle crisi esistenziali. Una lettura consigliata: consegna al lettore una prospettiva sull'esistenza che può aiutare nella valutazione della propria. Ma sempre con levità.

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Valentina
Recensioni: 4/5

La felicità è una storia semplice é un romanzo che ti prende e ti stravolge sin dalla prima pagina. I protagonisti sono Vito Baiocchi e sua nonna ma sono sicura amerete tutti i personaggi, non solo quelli protagonisti. La storia raccontata è molto semplice: nonna e nipote partono per un viaggio che da Milano li porta in Sicilia, a Gibellina. Lui, Vito Baiocchi, vive a Londra con l'iguana Calipso. Ha perso i genitori durante il terremoto di Gibellina e da allora ha vissuto con la nonna a Milano, una nonna un pò ingombrante che vi farà divertire moltissimo e che, mi sento di dire, è il motivo principale del suo trasferimento a Londra. Ora, dopo tanti anni a Milano, la nonna crede sia giunto il momento di vivere gli ultimi anni che le restano nel paese di origine e “invita” il nipote ad accompagnarla in questo viaggio di ritorno in Sicilia. Il viaggio, che Vito crede sarà breve, prenderà più tempo del previsto. Vito e sua nonna faranno sosta in molte città italiane, incontreranno personaggi buffi e vivranno varie avventure che cambieranno soprattutto Vito, il quale finalmente ammetterà che è arrivata l'ora di prendere in mano la propria vita e sforzarsi di credere nella felicità. Un libro fresco, scorrevole, che si legge tutto d’un fiato e perfetto per l’estate. Consigliatissimo.

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Lorenza Gentile

1988, Milano

Lorenza Gentile (1988) è nata e vive a Milano. Ha scritto Teo (2014), La felicità è una storia semplice (2017), Le piccole libertà (2021), ispirato alla sua esperienza presso la celebre libreria Shakespeare and Company di Parigi, Le cose che ci salvano (2023), Tutto il bello che ci aspetta (2024), La volta giusta (2025), tutti editi da Feltrinelli.I suoi romanzi sono tradotti in nove Paesi.

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