Il 23 giugno 1942, quando muore, Antonio Feltrinelli è proprietario di un solido gruppo di imprese, che lascia in eredità alla Reale Accademia d'Italia, poi dei Lincei, diventata così il socio di maggioranza. Il gruppo non è dunque più nel controllo della famiglia Feltrinelli, rimasta in minoranza con i due nipoti di Antonio, Giangiacomo e Antonella, figli del fratello Carlo e quindicenni nel 1942. E al 1942 si ferma il libro di Luciano Segreto, consapevolmente, in quanto il 1942 segna una cesura netta nella vicenda secolare della dinastia imprenditoriale, destinata a proseguire secondo altri percorsi, in primis con la casa editrice fondata da Giangiacomo nel 1954, a cento anni dalla nascita nel 1854 dell'originaria Ditta Fratelli Feltrinelli a Gargnano, sul lago di Garda. Alle origini è il commercio del legname. Un settore, questo, poco studiato dalla storiografia, anzi rimosso dai richiami prevalenti ad altre materie prime e ai prodotti della rivoluzione industriale come ferro e acciaio. Il legno, invece, rimane un elemento decisivo nella crescita economica ottocentesca e ancora nel Novecento. I Feltrinelli costruiscono e mantengono dunque le basi della propria fortuna, e dell'ascesa ai vertici del capitalismo italiano, grazie al commercio, caso piuttosto raro. Non manca una precoce propensione internazionale, il che amplia le ramificazioni degli affari tramite una fitta rete di magazzini, segherie e agenti in Austria e nell'Europa centro-orientale e balcanica. Il mercato è così esteso a tutto il Mediterraneo. Delle tre generazioni studiate da Segreto, il primo leader è Giacomo, uno dei fratelli fondatori, che, sfruttando la cospicua liquidità generata dal core business, porta la famiglia a crescere e a diversificare gli interessi dal legno alle costruzioni ferroviarie (in Italia e Svizzera, soprattutto), immobiliari (tra Milano e Roma) e idrauliche (a Vienna); alle banche (nella Banca Popolare di Milano, nella Banca Unione Italiana e con un proprio istituto, la Feltrinelli, Colombo & C. poi Banca Feltrinelli), Fino all'industria cotoniera ed elettrica (la Edison). Giacomo è affiancato dal giovane nipote Giovanni, il più brillante della seconda generazione e destinato a succedergli nella leadership, ma deceduto prematuramente, nel 1896, come accade ad altri membri della dinastia. Tocca dunque alla terza generazione assumere la guida del gruppo, nelle mani di Carlo, figlio di Giovanni, ancora quindicenne alla morte del padre, ma sostenuto dalla guida attenta dell'anziano Giacomo, morto nel 1913, un imprenditore commerciante diventato businessman completo, il che sarebbe piaciuto a Sombart. Con Carlo i Feltrinelli compiono un'ulteriore e rapida traiettoria ai vertici del capitalismo finanziario e industriale negli anni venti. Noto a livello internazionale (nel 1924 rappresenta l'Italia nel consiglio generale della Reichsbank), Carlo è il regista delle principali operazioni (la nuova Banca Feltrinelli, la Banca Unione del 1919, la privatizzazione dell'Ansaldo e la forte partecipazione nel Credito Italiano, di cui è presidente dal 1928) e si colloca al terzo posto per presenze nei consigli di amministrazione delle anonime italiane e al primo contando anche le società estere. Consapevole della nuova centralità assunta dalla dimensione finanziaria e monetaria nell'economia mondiale e d'impresa come dell'esigenza di una ristrutturazione organizzativa aziendale che dia spazio ai manager, Carlo è al centro di alcuni passaggi decisivi nella vicenda capitalistica italiana, fino alla costruzione dell'economia mista dopo la grande crisi del 1929. Momento, questo, che segna però anche il passaggio del Credito Italiano all'Iri con la perdita delle azioni da parte dei Feltrinelli, ma con il mantenimento della loro partecipazione nella Edison, il colosso dell'energia. Quando anche Carlo muore all'improvviso, nel 1935, gli succede il fratello Antonio, artista, mecenate, promotore e organizzatore di cultura, certo non particolarmente coinvolto nelle imprese, trasmesse in eredità alla Reale Accademia sette anni dopo. Una lunga e complessa vicenda, dunque, articolata su scenari e contesti molto diversi in un ampio panorama internazionale e ricostruita da Segreto in base a fonti altrettanto ampie e diversificate, sul difficile terreno dell'intreccio tra pubblico e privato, tra impresa e famiglia, tra interessi e sentimenti. Ne emerge una corposa biografia dinastica, fertile di suggestioni per la ricerca in merito a un tema ancora trascurato non solo dalla storiografia, ossia la longevità delle imprese. Una longevità non scontata e neppure diffusa, che molto deve alla capacità di mettere in campo, di trasmettere e aggiornare nel tempo beni immateriali, fattori di conoscenza, nonché un articolato saper fare. Capacità che è stata la vera forza dei Feltrinelli. Almeno fino a quando non si è interrotta nei primi anni quaranta del Novecento. Paride Rugafiori
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