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Femmina folle di John M. Stahl - DVD
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Femmina folle di John M. Stahl - DVD
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Descrizione


Dopo il matrimonio una bellissima donna rivela una gelosia patologica che la spinge ad uccidere chiunque si pone tra lei e l'amato marito.
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Dettagli

Leave Her to Heaven
Stati Uniti
1945
DVD
8010312061448

Informazioni aggiuntive

20th Century Fox Home Entertainment, 2012
20th Century Fox
110 min
Inglese (Dolby Digital 2.0 - stereo);Italiano (Dolby Digital 1.0 - mono);Polacco (Dolby Digital 1.0 - mono);Tedesco (Dolby Digital 1.0 - mono)
Danese; Finlandese; Francese; Inglese per non udenti; Italiano; Norvegese; Polacco; Svedese; Tedesco
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Gigi De Grossi
Recensioni: 3/5

Una vena non troppo occulta di misoginia e un inquietante senso di morte, attraversano l'intera vicenda di LEAVE HER TO HEAVEN in un crescendo di fredda follia che trascinerà la protagonista - preda di una devastante gelosia per il suo uomo - fino all'omicidio e all'autoannientamento. Ma la storia di Ellen più che una storia di ordinaria follia, sembra voler ricondurre al fatale "eterno femminino" e perciò stesso al patrimonio genetico di tutte le donne, facendo di Ellen una figura emblematica che ci impedisce di provare per lei comprensione o pietà. Persino il proprio suicidio è solo un estremo espediente per poter mettere in atto la sua vendetta contro quelli che lei immagina abbiano ostacolato e ormai definitivamente contaminato l'amore del marito. La sua non è una morte catartica che redime, come accadeva a certe eroine del mélo hollywoodiano, ma una tragica conferma della sua perversità. John Stahl, regista di solido mestiere che, come George Cukor, ma con una dose in più di cattiveria, aveva sempre privilegiato i personaggi femminili, non aveva mai raggiunto una simile raffinatezza di introspezione e complessità psicologica. Fanno da sfondo alla vicenda, o meglio, da contraltare, una paesaggio da cartolina fin troppo idilliaco, irrealistico fino all'iperrealismo e una natura incontaminata (esaltata dalla fotografia a colori smaglianti di Leon Shamroy, premiato con l'Oscar), dietro cui sembrano celarsi il marcio e il patologico dell'opulenta borghesia americana, grondante benessere e falsi principi. Indimenticabile la scena in cui Ellen lascia affogare nelle tranquille acque del lago il giovane cognato paraplegico che si frappone tra lei e il marito. Gene Tierney che aveva conosciuto davvero la malattia mentale, conferisce al film una fosca aura di icona di bellezza e perversione, rendendo marginali gli altri personaggi. Incluso il marito, uno scialbo Cornel Wilde.

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Gianfranco
Recensioni: 4/5

All'inizio il ritmo del racconto è un po' lento...gradualmente però ti trascina nel vortice della follia della protagonista, una splendida Gene Tierney, bella da mozzare il fiato, ossessivamente gelosa di tutto ciò che ama, dal padre al marito, dal piccolo cognato, fino a suo figlio. La morbosa gelosia la condurrà all'autodistruzione, ma anche il diabolico suicidio invece di mettere fine alla tragedia metterà scompiglio nella vita della sorella, che sarà accusata di omicidio. La fotografia è superba, i colori vividi: meritato il premio oscar.

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Gene Tierney

1920, New York

"Attrice statunitense. Bellezza corvina, sensuale e misteriosa, esordisce in forma smagliante nell'atipico western di F. Lang Il vendicatore di Jess il bandito (1940). Già protagonista luminosa (Inferno nel deserto, 1941, di H. Hathaway) brilla di sinistra perversione sulle corde del kitsch (I misteri di Shanghai, 1941 di J. Von Sternberg), e si muove con leggerezza e fascino tra la commedia «faustiana» (Il cielo può attendere, 1943, di E. Lubitsch), e quella fantastica (Il fantasma e la signora Muir, 1947, di J.L. Mankiewicz). Intanto la consacrazione dell'Oscar nel noir più torbido (Vertigine, 1944, di O. Preminger) e l'interpretazione «patologica» di Femmina folle (1945) di J.M. Stahl, trovano un seguito per mano dello stesso Preminger (Il segreto di una donna, 1949; Sui marciapiedi, 1950)."

Cornel Wilde

1915, New York

"Attore e regista statunitense. Esordisce sugli schermi nel 1940, interpretando ruoli romantici in film avventurosi e di costume in cui mette a partito la propria prestanza fisica, ma in direzione quasi esclusivamente decorativa (Una pallottola per Roy, 1941, di R. Walsh; L'eterna armonia, 1944, di C. Vidor; Il più grande spettacolo del mondo, 1952, di C.B. DeMille). Come regista, dirige con corretto mestiere film avventurosi, spesso interpretati in coppia con la moglie Jean Wallace (La paura bussa alla porta, 1956; La curva del diavolo, 1957; Maracaibo, 1958; Ginevra e il cavaliere di Re Artù, 1962; La preda nuda, 1965; La spiaggia rossa, 1967; 2000: la fine dell'uomo, 1970; Tra squali tigre e desperados, 1974)."

Jeanne Crain

1925, Barstow, California

Attrice statunitense. Sotto contratto con la Fox, diviene l'archetipo della «ragazza della porta accanto» in commedie leggere (Due donne e un purosangue, 1944, di H. Hatha­way), musicali (Bellezze rivali, 1946, di O. Preminger) e sentimentali (Amore sotto i tetti, 1948, di G. Seaton), fino al 1949, il suo anno più intenso, quando si divide tra dramma teatrale (Il ventaglio di O. Preminger), commedia di costume (Lettera a tre mogli di J.L. Mankiewicz) e melò a sfondo razziale (Pinky, la negra bianca di E. Kazan, nomination all'Oscar). Lasciata la Fox nel '53 per sottrarsi ai propri cliché, pur fornendo alcune ottime prove (L'uomo senza paura, 1955, di K. Vidor), non ha fortuna adeguata al suo variegato talento e si ritira quasi completamente dal set, concludendo la carriera con 52 miglia di...

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