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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2023
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Non arriva alle 4 stelline piene, ma ci si avvicina. Romanzo molto breve, ma forte che offre uno spaccato di crudeltà dell’America del Sud (Georgia) nell'estate degli anni ’40. Assistiamo ad una insensata caccia all’uomo, vittima di una accusa infondata e colpevole solo di avere la pelle scura, in un luogo dove ignoranza e crudeltà la fanno da padroni e dove le forze dell’ordine sono interessate solo al proprio tornaconto politico e a non sporcarsi le mani per evitare di perdere “preziosi voti” alle prossime elezioni. Le vittime sono molteplici e vengono colpite su diversi livelli, non solo il povero Sonny, ma anche Sam Brinson, gli abitanti delle baracche (la scena che forse mi ha più fatto soffrire) e, infine, Kathy Barlow. L’unica colpa di Kathy è stata quella di essere una povera ragazza ignorante, con un padre violento e meschino, facilmente influenzabile da una fanatica come Narcissa Calhoun. Nel momento in cui Kathy tenta di redimersi e porre rimedio alla propria bugia , è ormai troppo tardi, anche per lei. A colpire come un pugno nello stomaco sono anche l’indifferenza dello sceriffo Jeff, di Bob Watson (che non fa nulla in concreto per difendere il proprio contadino e la gente delle baracche) e il gesto finale del contadino Harvey, il quale, pur consapevole dell’innocenza di Sonny, non vuole rischiare di essere chiamato “amico dei negri”. E’ un romanzo in cui non c’è salvezza per nessuno e che mi ha lasciato con tanta rabbia, incredulità, impotenza e disgusto per i gesti di quel branco di ominicchi senza dignità che costituiscono gran parte della popolazione di Andrewjones, laddove la minoranza contraria alla pratica dei linciaggi periodici delle persone di colore si limita a mere flebili rimostranze, per poi porre la testa sotto la sabbia senza agire in concreto per fermare quella follia insensata. La narrazione è una cronaca cruda degli avvenimenti e del degrado umano e sociale. Non è "Il buio oltre la siepe", ma sicuramente apprezzabile!
Un libro semplice, ma che lascia il segno. Una piccola perla di letteratura nord americana, secco, crudo, asciutto, mostra la realtà, nella sua spietata ingiustizia, la meschina ottusità delle menti ristrette dal pregiudizio. Un libro che ho letto parecchi anni fa e che ancora ricordo molto bene.
Questo scrittore mi è stato caldamente consigliato da un estimatore della letteratura americana dell'epoca come valida alternativa a John Steinbeck, autore con il quale io ho da tempo un 'rapporto' piuttosto controverso (ne riconosco la grandezza, ma non riesco ad amarlo). Devo dire che, pur non considerandolo un capolavoro, il romanzo di Caldwell si legge in un soffio ed è piuttosto bello, nonostante il crudo realismo non si sposi bene con la mia idea di 'lettura ideale'. I temi trattati sono forti, la storia trasuda un odio cieco e una violenza collettiva gratuita. I bianchi sono bestie grette e senza anima, dei burattini che agiscono sulla scia dei più abietti pregiudizi e di una atavica insofferenza nei confronti delle popolazioni negre. Non c'è sentimentalismo nella narrazione, soltanto una cruda cronaca della spietata violenza di questi esseri meschini nei confronti di un popolo umile e sottomesso; una violenza che andrà gradualmente ad aumentare fino allo sconcertante e amaro finale. Proprio come con Steinbeck, anche con Caldwell, una volta chiuso il libro, rimane davvero l'amaro in bocca. Uno stile più delicato e sentimentale mi farebbe senz'altro amare di più questi due particolarissimi autori, ma questo è un mio limite, certamente non una loro pecca. Consigliato a chi riesce a mantenere un certo distacco durante la lettura.
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