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Molto bello ma anche piuttosto amaro questo romanzo di Lidia Ravera, scrittrice da me molto amata, che qualche decennio fa iniziò la sua carriera letteraria con un libro assai discusso, era il 1976. Questo romanzo è collegato proprio con quel periodo, gli anni Settanta del Novecento, di cui forse rappresenta simbolicamente la conclusione. Lo si può intuire anche dal titolo, quegli anni non esistono più non solo perché ormai lontani nel tempo, ma anche perché quello che hanno rappresentato è scomparso. E questo è proprio quello che ci raccontano i protagonisti, tre amici di gioventù legati dal sottile filo dei ricordi. Non sarà facile per loro ritrovarsi, ciascuno guarda al passato in modo diverso, tutti e tre in qualche modo ne sopportano il peso, non senza conseguenze. L'intreccio di tutta la storia è molto particolare e contiene una nota di suspense che percorre tutto il libro, un'atmosfera tradotta con maestria dalla grande lucida scrittura di questa autrice. Mi è piaciuto molto, lo consiglio sicuramente, perché i bilanci sono spesso tagliole necessarie, quelli della vita poi sono decisamente i più importanti.
Mi ha incuriosito la trama, motivo principale per il quale ho acquistato il libro. Non avendo mai letto nulla della Ravera, non avevo aspettative di alcun genere. Sono rimasta positivamente sorpresa dal modo di scrivere dell'autrice: scorrevole e intenso allo stesso tempo. I personaggi sono descritti e caratterizzati meravigliosamente: ci si affeziona a ciascuno di loro, nonostante le condizioni di infelicità, stanchezza e insoddisfazione che li toccano. E, infine, la trama: interessante, non banale e ben dipanata. Ritratto della generazione impegnata degli anni '70 e di quello che ne è stato 30 anni dopo.
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