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Sei fiabe (o meglio racconti) avvincenti e originali. Ludwig Tieck, che è contemporaneo di Hoffmann e dei fratelli Grimm, scrive con uno stile tutto suo e sembra percorrere sentieri che, nel campo della novella fantastica, nessuno ha battuto prima di lui. L'unica, comunque, ad essere una fiaba vera e propria è quella intitolata "Gli Elfi". Molto interessante anche il saggio introduttivo di Gianni Bertocchini. Libro da leggere e sicuramente da conservare.
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Le sei "fiabe d'autore" qui raccolte fanno riferimento al testo del Phantasus nell'edizione di tutta l'opera di Ludwig Tieck (vol. VI, a cura di Manfred Frank e altri, Bibliothek Deutscher Klassiker, Frankfurt/M. 1985 ss.). Il Phantasus, uscito fra il 1812 e il 1816, era stato concepito da Tieck "come una summa dei suoi lavori propriamente romantici, inseriti in una cornice narrativa che dovrebbe riflettere il clima di fertile scambio intellettuale che animava il circolo degli Schlegel" (dalla accuratissima prefazione di Gianni Bertocchini). Vi erano contenuti lavori risalenti agli anni 1797-1802, ossia al periodo del cosiddetto Romanticismo di Jena raccolto attorno ai fratelli Schlegel: per esempio tre delle fiabe qui tradotte, Il biondo Eckbert (Der blonde Eckbert), Il fido Eckart e il Tannenhäuser (Der getreue Eckart und der Tannenhäuser), Il monte delle rune (Der Runenberg), oltre ad alcuni fra i suoi più significativi lavori teatrali come Il gatto con gli stivali (Der gestiefelte Kater), dove l'ironia romantica raggiunge il suo culmine. Espressamente composte per il Phantasus sono invece le altre tre fiabe qui tradotte: Incantesimo d'amore (Liebeszauber), Gli elfi (Die Elfen) e La coppa (Der Pokal).
Come osserva ancora Bertocchini, le sei fiabe sono tutte caratterizzate in varia misura dall'intrecciarsi dell'elemento fiabesco-meraviglioso con quello quotidiano-realistico; quest'ultimo tende a farsi sempre più presente nelle fiabe più tarde (in accordo con la tendenza al realismo riscontrabile nella narrativa dell'ultimo Tieck), senza però che la dimensione fantastica svanisca del tutto, pur in uno scenario apparentemente meno favorevole. Infatti, nelle fiabe più tarde i paesaggi solitari e campestri, che ben si accordano con i sogni e le fantasie dei personaggi, vengono sostituiti da ambienti cittadini, in cui la vita sociale è condizionata dal potere del denaro.
Fra le sei fiabe la più significativa è senza dubbio Der blonde Eckbert, che ha avuto il maggior numero di traduzioni italiane anche recenti: dopo le versioni di Rodolfo Paoli e di Italo Maione, risalenti agli anni quaranta, è presente nel catalogo Marsilio (traduzione e introduzione di Leonardo Tofi, con testo a fronte, 2009) ed era apparsa nelle edizioni Studio Tesi prima del loro assorbimento da parte delle Edizioni Mediterranee (traduzione di Giulia Ferro Milone, 1990). In Der blonde Eckbert compare già l'elemento caratterizzante del "punto di svolta" teorizzato più tardi da Tieck nella sua Wendepunkttheorie: a partire da un momento cruciale della trama, il racconto prende un andamento inatteso e la situazione iniziale viene completamente capovolta. Ma questo espediente narratologico è al tempo stesso un passaggio dalla dimensione razionale del quotidiano a una dimensione altra, fatta di sensazioni, di memorie represse, di inspiegabili coincidenze e di presenze misteriose, che tuttavia trovano riscontro negli accadimenti e nei personaggi concreti. Gli esiti sono spesso devastanti: l'amara conclusione di Eckbert "In quale spaventosa solitudine ho trascorso dunque la mia vita!" sembra anticipare la disperazione e l'introspezione psicologica di tanta narrativa dei secoli successivi, anche se i personaggi che circondano il protagonista (la vecchia misteriosa con il suo cane e il suo uccello fatato) appartengono alla più tipica tradizione della fiaba. Nel testo, l'apparire della dimensione fantastica è messo in evidenza dalla sostituzione della prosa con il verso: in Der blonde Eckbert si tratta di una sorta di ritornello che sottolinea i momenti cruciali, mentrealtre volte il verso costituisce la tonalità di base, nei casi in cui la vicenda narrata si rifaccia a una leggenda medievale (Der getreue Eckart und der Tannenhäuser, Der Runenberg). In questi casi la traduzione italiana, pur accurata e puntuale, non può riprodurre se non in modo approssimativo allineando ad esempio una serie di terminazioni sdrucciole la suggestione dell'originale, che variando il gioco delle rime e delle assonanze riesce a rendere musicalmente il mutare dei sentimenti e delle situazioni.
Renata Buzzo Màrgari
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