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Ottima l'interpretazione di Fichte, tanto più che pare difficile scorgere un 'estetica in un pensatore che ha fatto della filosofia la propria ragione di vita. Ma al solito il grande Pareyson ci apre gli occhi, evidenziando che Fiche per accedere alla filosofia extracoscienziale dell'Io puro si avvale proprio di capisaldi estetici. Intanto vi è identità di spirito e genialità nell'arte come nella filosofia e inoltre è proprio il punto di vista estetico il principio che innalza la coscienza naturale a quella filosofica, attraverso la libertà, l'immaginazione e il genio, sicché si può dire che l'arte è una delle supreme attività dello spirito di poco inferiore alla filosofia. L'interpretazione di Pareyson giunge fino all'ultimo Fichte e alla sua svolta religiosa, dove l'estetica diventa sempre più essenziale. Novalis per un certo verso è un continuatore radicale di Fichte perché non è tanto il filosofo ma piuttosto l'artista che sa scoprire il velo di Sais vedendo nient'altro che se stesso, con l'esito spiazzante della formula IO=nonIO. Ma per un altro verso se ne distacca giungendo all'affermazione che tanto lo spirito umano quanto la natura non sono che la sensibilizzazione di un'unica spiritualità. Attraverso un'analisi interpretativa impareggiabile de "I discepoli a Sais", "Enrico di Ofterdingen", "Gli inni alla notte", emerge un Novali più vicino a Schelling che a Fichte, ma a differenza di entrambi si abbandona a una vera e propria riflessione filosofica in stile poetico e viceversa.. Il poeta per Novalis è il vero e proprio sacerdote mediatore in grado di sensibilizzare lo Spirito universale e spiritualizzare il sensibile. Cruciale è il simbolo della notte, abisso e scaturigine di tutta quanta la realtà, perché la Notte è Poesia, Amore e Vera vita, in cui la morte stessa e rigeneratrice ed è sempre attraverso la Notta che la realtà diventa sogno e il sogno realtà.
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