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Fidel Castro è sempre stato un brillante parlatore, un uomo erudito e colto. Oratore spigliato che esprimeva concetti importanti con proprietà di linguaggio, travolgente e coinvolgente con i suoi interlocutori. Un vero e proprio capo di grande personalità e magnetismo capace di ipnotizzare le masse e ricevere consensi. Non ha mai accettato la sconfitta, è sempre stato testardo fino alle estreme conseguenze e non si è mai dato per vinto. Non ha mai amato la disciplina, si è sempre sentito padrone di se stesso, non si è mai iscritto a un partito e non ha mai voluto sottostare a regole gerarchiche e formalismi. La sola persona che ha influenzato la sua indipendenza è stata Celia Sánchez, consulente rivoluzionaria, donna fidata e amante sulla Sierra. Fidel ha avuto un'educazione cattolica, ma in vita sua si é comportato nei modi più assurdi nei confronti dei culti religiosi, arrivando a vietarli dopo il trionfo della rivoluzione e rinchiudendo preti e santéros nelle famigerate UMAP (veri e propri lager per antisociali). In tempi recenti Fidel si è riavvicinato alla religione e la visita di Papa Giovanni Paolo II all'Avana ha rappresentato un evento storico. Fidel è sempre stato un pragmatico, ha sempre fatto ciò che più gli conveniva, plasmando idee e rapporti secondo le necessità del momento. Non è mai stato razzista, anzi ha contribuito a smussare il razzismo strisciante presente a Cuba. Non è mai stato un marxista ortodosso, la rivoluzione cubana è la sua rivoluzione, il movimento di pensiero nato dalla sua forte personalità di caudillo latinoamericano.
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