Fino alla fine e poi ancora

Il titolo è molto bello. Il romanzo invece è purtroppo il classico lavoro di cui si percepiscono tutte le buone intenzioni ma di cui si sente troppo il sapore "amatoriale" della scrittura. Troppo breve per essere definito un vero e proprio romanzo, è al contempo troppo poco denso per avere una vera potenza in qualità di racconto lungo. C'è anche troppa carne al fuoco non abbastanza sviluppata e troppi elementi (anche di dialogo) che, per quanto sacrosanti, finiscono troppo spesso per non riuscire a distaccarsi dal "luogo comune". Ma l'errore più grosso a mio parere è stata la scelta di voler fare della voce dell'autore un personaggio interno al romanzo, senza riuscire a destreggiarsi con le problematiche che una scelta narrativa di questo genere implica. Ciò diventa ancora più evidente nelle ultimissime pagine conclusive, in cui vengono fuori anche una serie di errori temporali: una pagina prima si dice che è passato "più di un anno" da un certo evento (di cui non dico altro per non "spoilerare"), una pagina dopo inizia una carrellata di "quello che ne è stato poi" dei vari personaggi più o meno rilevanti apparsi nel corso della narrazione che, oltre a essere in alcuni casi un po' troppo "tirata per i capelli" e poco credibile, fa anche sembrare siano passati invece anni e anni. Eppure, nonostante tutto, la storia in sé ha una sua malinconica bellezza. Certi passaggi hanno una loro triste dolcezza. E il personaggio di Alessia è, tutto sommato, un bel personaggio a cui, nonostante sia appena sbozzato, in un certo qual modo ci si affeziona. Questa è la seconda volta che rileggo il libro (la prima fu parecchi anni fa, quando questo libro era fresco di stampa) e anche questa volta sono arrivato in fondo e, sul finale, mi sono commosso.