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«Il più grande esempio di poesia moderna in qualsiasi lingua» – T.S. Eliot
I movimenti segreti della sensibilità e della coscienza, la malattia, la morte, la noia e la solitudine, l'osservazione della vita in ogni sua forma, dalla più pura alla più perversa, sono al centro della grandiosa e attualissima arte poetica di Baudelaire, qui raccolta in un volume che comprende tutta la sua produzione. Giovanni Raboni, che per un quarto di secolo si è cimentato con la traduzione dell'opera di Baudelaire, ne propone una versione aggiornata, nell'intento di «rendere più coperta, più implicita, meno espressionisticamente vistosa» la «divaricazione fra alto e basso, fra sublime e comico, fra "poesia" e "prosa"», che sta alla base e che definisce la singolarità del poeta parigino.
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C'è un suolo dove i volti si incontrano, si sfiorano, si lasciano, un luogo di contatti che possono anche fissarsi in tracce di misura fidata, stabile, la presa calma su cui un sibilo di certezza sensibile può ancorare le proprie ansie. Somigliano a porti rarissimi, occasionali, anse inattese in qualche scucita sottoveste della fortuna. Perché il più delle volte a circondarci sono instabili boe nel flusso delle esperienze; ci aggrappiamo ad esse come a conforti friabili, simili a lettere d'addio. Ma su questi sfondi le ali particolari di un essere non smettono di soffrire volteggiando. Sono arti condannati, avvolti nel loro innato sortilegio e incapaci di dare al corpo una parvenza terrena. Se scendono di sotto, se planano perdendosi nella folla dei respiri correnti, dei cammini comuni, finiscono per somigliare a creature goffe, innaturali, maldestre, finti stuoli di tramonto nel cielo della barbarie diffusa. Sospesi in aria invece vedono tutto, ma in una sorte come senza requie, costretta su vertigini di altezze che pochissimi riescono a capire, a rispettare. E' quello il destino del Poeta. Catturato nelle reti del reale, è spesso merce consegnata al disagio, a note ubriache figlie di gole stolte, a incomprensioni insanabili, a voltafaccia, a lividi e irrisioni. Lasciato nel suo spazio aperto vive e gode liberamente, ma non senza anelare inquiete once di vero riconoscimento. L'albatro se ne accorge presto quando incontra creature sorde alla sua profondità, rozzi marinai che lo sbeffeggiano in una specie di festa insana. Non comprendono che esso vola anche per loro, che legge nei loro dolori e tenta con le sue ali di portar via dalle pozze della miseria di cui si nutrono gli uomini. E' il verbo che si districa in quel corpo, come si rende in una pagina l'insonnia di sillabe sofferte. Stinta marsina di giorni. E' così che sta al mondo un poeta, sui tetti in ombra di stanze indifferenti ad altri, sopportando lo scettro di parole guaste, ma necessarie. Libro immenso.
La capacità di entrare nell'anima di chi legge, qualità che Baudelaire esprime al meglio in questi scritti. Un brivido ed un'emozione costanti
I temi trattati all'interno di essa vanno dalla religione alla morte, all'onore e perfino al satanismo; secondo Baudelaire l'opera è da considerare un viaggio personale ed immaginario attraverso la sua vita, considerata come un inferno. Nella poesia di Baudelaire ricorrono temi presenti nel Simbolismo, nell'Estetismo e nella Scapigliatura, riscontrabili soprattutto nelle sue fantasie folli e visionarie. E' una costante infatti in questa raccolta il disagio provato dall'autore e il suo tentativo di fuggire dai problemi che infestano la sua vita; uno dei suoi peggiori demoni era l'alcol, di cui puntualmente abusava, assieme all'oppio e ad altre droghe, il tutto spesso condito da avventure amorose difficli. Il titolo "I fiori del male" è stato scelto dall'autore poichè, secondo il suo pensiero, i fiori rappresentavano la bellezza e la purezza lordati però dal male e dalla sporicizia del mondo, causati da una società degradata; il messaggio finale è tuttavia ottimista, in quanto Baudelaire lascia ad intendere che grazie alla poesia, forse il mondo si può ancora salvare.
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