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Anno edizione: 1993
Anno edizione: 1993
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scheda di Giuffredi, M., L'Indice 1994, n. 4
A causa del suo statuto incerto, sempre in bilico fra razionalità e divinazione, fra cultura "alta" e "popolare", la fisiognomica sembra richiedere o comunque accettare di buon grado l'intervento di un avvocato del diavolo, reale o immaginario. Non ci si dovrebbe quindi stupire se le due opere di fisiognomica, accuratamente scelte e tradotte da Giampiera Raina in questo volume, sono state attribuite per secoli rispettivamente ad Aristotele e ad Apuleio. Il loro contenuto può considerarsi principalmente una difesa della materia, un tentativo più o meno sistematico di conferirle la maggior credibilità possibile. Nella prima questa preoccupazione determina l'attenzione costante per le coordinate teoriche, l'adozione del metodo di inferenza semiotica e l'esclusione di qualsiasi elemento sia previsionale che mantico-religioso. Nella parte iniziale della "Fisiognomica" questa tendenza è più marcata che nella parte successiva, in cui abbondano invece annotazioni concrete con chiari intenti divulgativi. Le diversità tra le due parti hanno indotto a pensare, già durante il Seicento, a due autori diversi, il primo di ambito peripatetico intimamente legato alle teorie aristoteliche, il secondo più vicino a Ippocrate e a un certo tipo di sapere medico. Il privilegio degli aspetti tecnico-pratici rispetto a quelli teorico-speculativi diventa decisamente preponderante nella seconda opera, probabilmente scritta da un medico pagano del IV secolo, in cui la catalogazione delle singole parti del corpo e delle loro varianti è ancora più ampia e dettagliata, come se si trattasse di un manuale rivolto contemporaneamente a specialisti e a gente comune. L'autorità della fisiognomica viene riaffermata ricorrendo alle teorie di Losso, Polemone e dello stesso Aristotele dei quali l'Anonimo latino ripropone ampi brani. La scelta della curatrice di riunire queste due opere in un unico volume non poteva essere più appropriata, sia perché i testi riassumono le due tendenze di riflessione scientifica e di applicazione prescrittiva che caratterizzeranno la trattatistica successiva, sia perché sono i primi scritti sull'argomento pervenutici integralmente in lingua originale, rispettivamente dal mondo greco e da quello latino. Inoltre i due trattati costituiscono i riscontri più immediati dell'importanza della fisiognomica durante l'antichità: per i nuovi orientamenti della ritrattistica e gli sviluppi della commedia, per la riformulazione della teoria degli umori e della tecnica medica sintomatologica, e infine, non da ultimo, per la formazione e il consolidamento del senso comune.
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