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Anno edizione: 2018
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“Un grande thriller storico”, è stampigliato in copertina. Lo nego. E’ un impasto di fiabe per ragazzi e leggende medievali, il Santo Graal (qui la Sindone), maghi, streghe, profezie apocalittiche. Rolando, cavaliere con macchia ma senza paura è, di volta in volta, Orlando a Roncisvalle (qui pure si arriva ai Pirenei), il paladino dalla maschera d’oro (dopo verrà la maschera di ferro), il crociato al sacco di Costantinopoli (1204), l’eroe che mulina “spade, tranciando teste e braccia” (p. 301), modellato su Rodomonte che, schizzato sulle bertesche di Parigi “or si vede spezzar più d’una fronte / far chieriche maggior delle fratesche” (Orlando Furioso, O.F., di Ludovico Ariosto). Anche Fleur è un’eroina ricalcata su O.F.: è a ogni istante ghermita da nere figure e salvata in extremis dai cavalieri di Tau & company, come Angelica intorno a cui vorticano Rinaldo, Ferraù, Sacripante. Il temibile e feroce Cavaliere Nero (forse immortale) è estratto da Guerre Stellari, è Darth Vader (=Dark Father). Se fosse un romanzo di fantascienza lo si potrebbe etichettare “balle spaziali”, qui ci si limita a “balle terrestri”. Fra Bonaventura d’Iseo è modellato su Guglielmo da Baskerville del Nome della Rosa (Umberto Eco), ben più abile, però, a sbrogliare la matassa di delitti nello sperduto monastero cluniacense sulle Alpi. Non si capisce poi perché i nostri eroi vaghino per tre quarti del romanzo per cittadine e monasteri del Centro Italia e solo in chiusura giungano alla rocca di Montségur a liberare fra Francesco (poi Santo), sulla cui prigionia non v’è traccia storica. Al meglio si può dire che sia un romanzo gotico, con forti pennellate di horror, ma con poche verità storiche. Non basta menzionare l’eresia catara, una crociata (la quarta) e Innocenzo III e famosi monasteri e luoghi di pellegrinaggio (la Porziuncola, San Colombano, la Sacra di San Michele) per paludarlo di storia. E sulle crociate, via godiamoci L’Armata Brancaleone, bel capolavoro di Mario Monicelli!
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