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Anno edizione: 2016
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la parola capovaloro si usa facilmente , ma altri sono i capolavori, e a mio parere ben pochi libri lo sono, questo è un buon libro, di un talentuoso artigiano. ciao
Bello, a conferma che Lethem sa cogliere il pathos e condurti dove vuole con le sue doti narrative. L'ho trovato un po' ostico in certi punti, soprattutto all'inizio. Ma mi è piaciuto parecchio.
Confermo i due commenti precedenti,questo è un capolavoro.Tiro fuori subito i due difetti che ho trovato.In primis credo che l'inizio e soprattutto la fine non siano all'altezza del resto del libro.L'inizio di un libro è fondamentale,ma Lethem ci mette un centinaio di pagine ad incollarti alla pagina,forse un po' troppe.E la fine mi è sembrata un po' tirata per le lunghe...l'altro "difetto" è che manca in questo testo l'originalità stilistica presente in Testadipazzo.Ma sono problemi trascurabili:quello che rimane e che conta è la storia potentissima,con cui l'autore si toglie di dosso i propri fantasmi,e grazie alla quale noi ci commuoviamo e impariamo molto di un periodo e di problemi "dimenticati".Impariamo che ci sono molti tipi di solitudine,e sappiamo bene di essere stati coinvolti tutti in essa per periodi della nostra vita.Migliai di chilometri e decine di anni più tardi dalle vicende narrate,e la deriva sociale è sempre la stessa...Geniale parlare del razzismo ma al contrario,con i bianchi in minoranza e i neri nel ruolo degli oppressori,per far capire che il razzismo spesso e bilaterale.E ottima l'idea di inserire l'anello nella narrazzione,elemnto surreale immerso in un'oceano di vita nuda e cruda.Grazie Lethem,questo è davvero un testo che mi ha fatto crescere come persona,uno di quei libri che purtroppo capita raramente di leggere,gioielli rari e preziosissimi...
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