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E' la storia di vita vissuta di Isotta, una gatta trovatella adottata in una giornata di pioggia da Gilda ed Ernani, custodi melomani di un condominio milanese. Isotta soffre di carenze affettive a causa dell'abbandono da parte di una madre sciagurata, incapace di crescere la prole. Il suo osservatorio privilegiato è il davanzale della guardiola, ma spesso si insinua negli appartamenti e raccoglie le confidenze dei condomini. Gatta riflessiva e razionale, anche se priva della parola, capisce il linguaggio degli umani ed esprime il proprio pensiero in modo appropriato grazie agli insegnamenti di un professore di scienze naturali del primo piano, Benito Terzaghi, che spesso la intrattiene raccontando le sue vicissitudini. Frequenta la casa del fotografo gay del secondo piano, Paolo Lattanzi, ed è coinvolta suo malgrado in situazioni scabrose, ma ne esce con leggerezza felina. Pur non disdegnando l'opera lirica, è appassionata di fiction televisive: predilige il genere poliziesco e, quando nel condominio ha luogo un delitto -verrà ucciso proprio il fotografo del secondo piano- indaga a fondo: studia ogni indizio utile e scopre il colpevole odorando le scarpe delle persone sospette. Perché il suo olfatto non sbaglia mai. Riesce quindi dove il commissario di polizia Sartori, incaricato delle indagini, fallisce. Anche perché, in preda all'istinto primordiale di ogni felino degno di questo nome, ha lambito il sangue della vittima dal corpo contundente che ne ha provocato la morte, e con esso le impronte digitali, cancellando così l'unica traccia del crimine. Ma non è una gatta giustizialista: decide di non denunciare il colpevole, poiché capisce che il rimorso sarà sufficiente a punirlo, dimostrando così indipendenza e libertà di giudizio. Da queste doti, tipiche della sua razza, gli umani dovrebbero prendere esempio. Ne consiglio la lettura: è un romanzo armonioso, lieve come la passeggiata di un gatto fra i cristalli.
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