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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2023
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"Il mondo avrebbe avuto una farfalla in meno". Un poeta, solo un poeta, ma ancora un poeta, in un diario di risentiti e romantici stralci verso se stesso, in una volontà di annullarsi e annullare i suoi lavori nella calma di un fuoco durevole che li uccida, li sotterri. Ma anche in un grande nascosto amore per la vita, che egli denuncia per opposto, cioè nel suo pigro vivere contemplativo, all'ombra di muse cigolanti: "La difficoltà del più povero lavoratore la cui intera esistenza sembra soltanto una fatica protratta ha qualcosa di preferibile ai piaceri migliori da me assaporati". E il ricordo dell'amico che narra, breve e intenso come una nuvola dolce, testimone di una scrittura che si schernisce e continuamente desidera l'oblio, mentre l'anima che canta resiste nel senso pur estraneo della vita in una sentimento lottato giorno per giorno. Chi può resistere davvero in questa lotta infinita? L'uomo che fa o l'uomo che sente? C'è vera felicità, grandezza, traccia, quando si vive "spremendo a suon di muscoli l'essenza delle rose?". Disagio, cattività, il destino del poeta. "Limitandomi a sorvolare la superficie della vita non ho imparato nulla delle profonde e calde realtà ce essa nasconde". Non siamo mai davanti a poco quando abbiamo di fronte un poeta, un essere che è già fardello sofferto, tramestio non uguale, morso di radice antichissima, dolore e guanto di sfida che la parola getta al cielo. Hawthorne sente tutto questo e lo dona alla pagina con brevi paragrafi ingegnosi, fuggenti, a colmare l'incolmabile rotta di un sangue che deve perdersi per toccarsi davvero.
Sono brani del diario di Oberon, che per qualche anno si era allontanato dal suo villaggio per vivere una " vita selvatica" e per "ricercare un'inutile fama". Poi la nostalgia e la salute cagionevole lo spingono a ritornare al " villaggio natio" e sulla collina, in un autunno che ha i colori della primavera, osserva il cimitero dove sono sepolti i suoi genitori e, allora, sa di essere ritornato perché, alla fine di tutto, vuole sdraiarsi in una tomba a fianco della loro. "...un uomo può andare lontano e trattenersi per parecchio tempo..., ma quando corpo e spirito cominciano a decadere, allora si ripensa al proprio luogo natio e al cimitero dove dormono i propri cari, e si comincia a sentire una voce che ti dice di tornare a casa, da tuo padre e tua madre". Un libricino corto, corto, velato di malinconia e con liriche pagine.
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