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Una volta ho chiesto ai miei alunni (insegnavo al Liceo Pedagogico): "Quanti soldati tedeschi sono stati uccisi dalla Resistenza francese a Parigi nel primo anno di occupazione della capitale francese, cioè fino al 14 giugno 1941 ?" Sono uscite le risposte più disparate. Risposta esatta: zero. Il primo soldato tedesco fu ucciso il 3 luglio 1941 da un comunista, furioso perché la Germania nazista aveva invaso l'Unione Sovietica dell'amato compagno Stalin. Questa è la realtà storica dell'occupazione della Francia: lo stesso Mitterand era un collaborazionista fino al finire del 1942 (vedi il libro "Une jeunesse francaise"). Marchais si offrì volontario per andare a lavorare in Germania. Gran parte dei vescovi erano collaborazionisti e, nel dopoguerra, Pio XII incaricò il futuro Giovanni XXIII (Angelo Roncalli) di salvarli dalla punizione di De Gaulle, che all'inizio non voleva neppure riceverlo.
Insieme a "Vichy" di Robert Paxton e' uno dei due migliori libri attualmente in commercio in Italia sulla Repubblica di Vichy. Il testo di Paxton e' piu' attento alla descrizione complessiva dell'esperienza repubblicana petainista, dopo la sconfitta francese del 1940; Curtis accentra invece la maggior parte della sua ricerca sulla politica ebraica del regime che si sintetizza in poche cifre. Dei circa 330.000 ebrei che vivevano in Francia nel giugno 1940 ne furono deportati circa 76.000. Solo circa 2.600 tornarono dai campi di sterminio. Molto belli i capitoli: "Vichy, lo stato francese" e "Tra due fuochi". Il primo dedicato alla nascita del sedicente "Governo dello Stato francese": il governo di Petain, l'armistizio, i pieni poteri, i rapporti coi tedeschi. Il secondo amplissimo sul fenomeno della collaborazione, che coinvolse grandi strati della popolazione transalpina, dalla gente "comune" agli alti gradi dell'esercito, ai responsabili delle strutture statali, agli intellettuali, agli scienziati, ai rappresentanti del mondo degli affari. Peccato che la letteratura storica su questa esperienza politica, soprattutto quella francese, non sia stata affatto tradotta da noi.
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