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La frontiera spaesata. Un viaggio alle porte dei Balcani - Giuseppe A. Samonà - copertina
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Descrizione


Con il ritmo del giornale di bordo, Giuseppe A. Samonà ci accompagna su una frontiera che non è una linea ma uno spazio disteso, fluido, dai contorni sfumati, in cui coabitano e si mescolano genti, lingue e culture. Una frontiera spaesata appunto, nel senso di un paese che non è un paese ma molti paesi. Una frontiera insomma che non si lascia afferrare, che si sposta sempre. Si parla molto di letteratura, di Storia e storie che sono indispensabili alla comprensione dei luoghi. Un percorso esplorato insieme agli scrittori e ai poeti di queste terre e che l'autore annota e disegna su tovagliette di carta: una sorta di mappa potenziale in cui cercare pezzi di itinerari che ognuno potrebbe comporre a modo suo; preziosa per chi volesse mettersi in cammino da Trieste, verso est e verso sud-est, lungo la costa dell'Istria o penetrando l'interno della Slovenia e della Croazia, verso il cuore dei Balcani.
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Argomenti

Dettagli

2020
2 luglio 2020
312 p., Brossura
9788831461009

Valutazioni e recensioni

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emisama
Recensioni: 5/5
Una frontiera ben descritta

Letto questo libro come un romanzo appassionante. Ma romanzo non è, e non è neppure una guida, almeno nell’accezione più comune di questa parola. E’ un viaggio appassionante, da leggere con la matita, che aiuta ad esplorare terre a me sconosciute, ma che diventano subito familiari. Una narrazione fatta di particolari e di storie che si intrecciano e si dipanano. Una storia di popoli che racconta della miseria delle divisioni, divisioni operate a volte con le forzature linguistiche, di quelle lingue che invece si fondono a rappresentare proprio la continuità fra nazioni differenti, fra confini che si spostano e cambiano in modo fin troppo veloce, accompagnati da immani tragedie. Una storia di città i cui nomi differiscono a volte di una sola lettera, che ne sancisce l’appartenenza ad una nazione o ad un’altra. Una storia che racconta di persone in cui compaiono con pari dignità Proust, Svevo, Tartini e Tex Willer e mille altri personaggi. Una lettura ricca di dotte e interessanti citazioni che molto spesso vanno al di là delle mie personali conoscenze. E in cui i continui richiami a luoghi, città, panorami e scorci di ogni altra parte del mondo sottolinea che in fondo del viaggio la cosa più importante è il modo in cui si guardano e si vivono le cose e le persone che si incontrano, non tanto il dove ci si trova. Uno stile molto originale in cui trovano posto storie di scrittori, di musicisti e artisti di cui incontriamo statue o ricordi disseminati nelle vie percorse, ma anche riflessioni sull’umanità e sulla disumanità. E storie a volte terribili come quella di Lubiana rinchiusa in un muro di filo spinato nel ’42 ad opera dei fascisti italiani. Oppure come quella luminosa di Basaglia e dei suoi “matti”, una storia tutta triestina che diventa italiana.

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Anna
Recensioni: 1/5

chi si spaesa è il lettore che legge capitoli senza capo e coda. O, forse, il lettore, non è sufficientemente intellettuale da capire gli improbabili voli pindarici lessicali e, soprattutto, sintattici dell'autore. Mi sono pentita di averlo acquistato; del resto, come dice un proverbio molto popolare e poco intellettuale: "Non tutte le ciambelle vengono con il buco". Il mio buco è avere acquistato un libro sconclusionato

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dct
Recensioni: 1/5

Più che il sottotitolo “Un viaggio alle porte dei Balcani” sarebbe stato più congruo “Un viaggio alle porte del delirio”. Lo stile ipercoordinativo, aulico, ampolloso, autocompiaciuto e francamente pesantissimo dell’autore non facilita lo scorrimento della lettura, ostacolata com’è da miriadi di corsivi, incisi, trattini, puntini, parentesi e citazioni. Anche le troppe parole e frasi in lingue straniere danno l’idea di stucchevoli ciliegine che testimoniano un profondo snobismo a cui l’autore si aggrappa, gridando al mondo la sua conoscenza delle lingue e la sua smisurata cultura. Tutto questo purtroppo guasta una trama inizialmente pur interessante incentrata com’è su terre turbolente (Istria), città bifronti (Trieste) e ferventi capitali mitteleuropee come Lubiana e Zagabria: anzi Zagreb come con insopportabile snobismo l’autore chiama la capitale croata, ignorandone il toponimo italiano (e allora perché Lubiana a non Ljubljana?) solo perché “…il nome originale ti rimane più familiare” adducendo come scusa che il toponimo italiano non lo sentirai più pronunciare nel prosieguo del viaggio (allora con lo stesso criterio quando viaggiamo in Europa visiteremmo città come Frankfurt, Wien, Stockholm, London e Lisboa…). Artefice di una lingua intricata, innaturale e farcita tra le tante da desueti “nocque” e inascoltabili “vogliti”, l’autore purtroppo alla fine delle 289 pagine trasmette un’invincibile antipatia che copre e rovina un argomento in partenza interessante, ossia un viaggio in questo angolo di Europa così vicino a noi eppure anche così misconosciuto. Ma diario di viaggio questo libro non è né saggio, bensì solo lo sproloquio di un noioso autore autoreferenziale. Irritante è anche una bibliografia a fine libro dove le opere (di autori non francesi) è irta di opere di cui oltre al titolo italiano è inutilmente offerta anche la versione francese come se un lettore italiano potesse leggere uno scrittore sloveno o croato in francese oltre che in italiano!

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Conosci l'autore

Giuseppe A. Samonà

1958, Roma

Vive tra Parigi e Montreal, dove insegna Storia delle religioni all’Università del Québec. In Italia ha pubblicato studi sul Vicino Oriente antico e sull’America indiana al tempo della Conquista. Ricordiamo almeno Gli itinerari sacri dell'aedo. Ricerca storico-religiosa sui cantori omerici (1984), Il sole, la terra e il serpente. Antichi miti di morte, interpretazioni moderne e problemi di comparazione storico-religiosa (1991).Quelle cose scomparse, parole è la sua prima opera di narrativa.Per i diritti della foto di Giovanni A. Samonà  © 2009-2014 Giano Books & L. Tassinari

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