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Romanzo autobiografico ambientato a Casola Valsenio, Cristiano racconta con molta ironia le vicende della sua vita, soprattutto l’esperienza della paternità proprio lui che non ha mai conosciuto il padre. Un libro che consiglio di leggere.
Un romanzo esistenziale. Leggibilissimo. Tiene incollato il lettore dalla prima all'ultima pagina. Paternità, figliolanza, amore, famiglia, fede, tradizione. Tutto è affrontato in questo libro di appena duecento pagine. Un libro che narra con semplicità, ironia, profondità il rapporto tra il protagonista e il padre, che ha conosciuto troppo tardi. Tra il protagonista e la sua compagna ed il bambino che giunge a salvargli la vita. Un romanzo da leggere. Da assaporare pagina per pagina. Forse da tenere sul comodino e leggere ogni tanto, non tutto di un fiato, lasciandosi contagiare dalla tranquillità della vita nel piccolo paesino di Casola, il paese dei #frutti dimenticati...
Primo e sicuramente ultimo libro che leggo di Cavina, che peraltro non conoscevo. Mi è parso una sorta di Fabio Volo un po' più raffinato (leggasi: meno volgare e maschilista) ma sostanzialmente leggero quasi superficiale. Non so quanto autobiografismo ci sia in questo romanzo, ma a leggere gli altri commenti mi pare di capire che sia una costante dei suoi romanzi e che non ci sia niente di portentoso da portare alla luce dalle proprie vicende personali a volte anche banali. Scorrevole certo, ma poco organizzato, una serie di pensieri in libertà a volte persino ripetitivi, scarsissimo approfondimento psicologico dei personaggi. Come diceva Thoreau: "Quanto vano è il mettersi seduti a scrivere quando non ci si è posti eretti a vivere".
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