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Davvero un libro curioso, per gli amanti delle cose strane....
Recensioni
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Weschler, Lawrence, Il gabinetto delle meraviglie di Mr. Wilson, Adelphi , 1999
Albani, Paolo \ Della Bella, Paolo, Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale, Zanichelli, 1999
recensioni di Bianco, L. L'Indice del 2000, n. 04
È dal Gran Babbo di Tutti i Bizzarri, che conviene partire: da Alfred Jarry e dalla sua "'patafisica" o "scienza delle soluzioni immaginarie" codificata in Gesta ed opinioni del dottor Faustroll, patafisico, uscito postumo nel 1911.
"La 'patafisica", sosteneva il Padre Ubu, l'altra immortale creazione di Jarry, "è una scienza che noi abbiamo inventato, dal momento che se ne faceva sentire un gran bisogno". Le stesse parole suonerebbero altrettanto bene sulla bocca di uno dei fous littéraires o "scienziati mattoidi" che popolano le pagine di questa rigorosa e folle Enciclopedia delle scienze anomale.
La prima vertigine di questo libro, che di vertigini ne contiene molte, è quella del bizzarro: oltre mille voci esplorano le più varie e strane teorie sul Tutto e sul Nulla, su questo e su tutti gli altri universi possibili e impossibili; fa piacere ritrovare tra l'altro una bella trattazione sul gesuita secentesco Athanasius Kircher e sulla sua versione esoterica e poetica dell'egittologia, ma affascina ancora di più la cosmologia di Regnault de Bécour, convinto "che il mondo sia un uovo la cui aria è l'albume e il globo terrestre il tuorlo, un uovo prodotto dalla copulazione di due esseri principi".
La seconda vertigine è quella della poesia: da quella giocosa dell'Oulipo e dei suoi derivati italiani, a quella, splendida, quasi beckettiana, di Antonio Delfini che recita "'Jaime Duarte Vascon', diceva il giornale / 'giovane scienziato di sette anni figlio di un generale / ha scoperto che il mondo è caduto in un bicchiere'. / Non dice da quanti anni avvenne la fine / poiché questo ormai poco importa saperlo / essendo un secondo del tempo antico / pari a un milione d'anni del tempo moderno".
Ma la vertigine più forte è senz'altro quella del Possibile, quella che ci fa dire "E se avessero ragione loro?"; se per esempio avesse ragione Charles Hoy Fort, secondo il quale "non c'è nulla di unico o di individuale, tutti i fenomeni si fondono in altri fenomeni", e teorizza l'esistenza di "stagni o laghi supergeografici" da cui proverrebbero le varie piogge di pesci, di sangue, di ghiaccio; oppure, se Marcel Duchamp fosse riuscito a mettere a punto il suo "trasformatore destinato a utilizzare le piccole energie sprecate come la pressione eccessiva su un pulsante elettrico, l'esalazione del fumo di tabacco, la crescita dei capelli, dei peli e delle unghie, la caduta delle urine e degli escrementi...".
È questa stessa vertigine che deve aver prima ispirato e poi, purtroppo, spaventato il primo ideatore di questa enciclopedia, il vero nume tutelare di Albani e Della Bella, evocato fin dal calembour del titolo: Raymond Queneau. Negli anni trenta, infatti, l'autore di Zazie nel metrò iniziò a setacciare le biblioteche raggruppando e catalogando i testi dei cosiddetti fous littéraires o "eterocliti". Il fine era quello di redigere un'Enciclopedia delle scienze inesatte che rimarrà allo stadio larvale di un manoscritto di settecento pagine. Albani e Della Bella riprendono il progetto di Queneau, aggiungendovi parecchio del loro (e non tutto di qualità: avremmo volentieri fatto a meno della "Gabibbologia" e goliardate simili) e riescono ad assemblare un volume che brilla per originalità e godibilità, che soprattutto è bello aprire a caso, abbandonandosi alla serendipity o ricerca casuale della felicità (ecco una voce che piacerebbe trovare...).
Le millecento voci dell'enciclopedia brillano come altrettante scommesse, non importa se vinte (come la "fuzzy logica" di Lofti A. Zadeth) o perse (come la teoria dei biversi di Charles Fourier, secondo la quale i pianeti sono esseri viventi "dotati di dodici passioni radicali, che si nutrono di materie sottili o aromi e che, in quanto entità androgene, copulano con se stessi").
Ancora meno importa discutere sulla legittimità o meno di certi inserimenti, di fronte a un libro che risolve un problema reale e serio (il rapporto tra scienze ortodosse ed eterodosse) nell'unico modo in cui lo si può risolvere: con centomila miliardi di soluzioni immaginarie.
Weschler, Lawrence, Il gabinetto delle meraviglie di Mr. Wilson, Adelphi , 1999
Albani, Paolo \ Della Bella, Paolo, Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale, Zanichelli, 1999
recensioni di Fasolo, A. L'Indice del 2000, n. 04
"Il mondo perirà per carenza non di meraviglie, ma di meraviglia". La citazione di Haldane, il genetista matematico, vera o apocrifa che sia, a chiusa del libro di Weschler, ne esprime totalmente il significato nient'affatto banale. Il libro che illustra con erudizione immaginifica un mitico Museum of Jurassic Technology crea alla prima lettura uno spaesamento totale: il narratore quando fa parlare Mr. Wilson costruisce un funambolico (e sin troppo protratto) scherzo, o che d'altro? Ma poi, a poco a poco, si comprende il gioco sottile e ventriloquo di Weschler, che intesse fatti, curiosità, invenzione pazza, con le stes-
se straordinarie capacità che gli scultori rinascimentali ponevano nelle loro rivisitazioni dell'arte plastica romana ed ellenistica. Lo spirito non è quello del Georges Perec di Cantatrix sopranica L., ma piuttosto, attraverso una capacità affabulatoria alla Raymond Roussel, quello di un eccentrico divulgatore delle bellezze non ovvie della Wunderkammer. Il "gabinetto di curiosità", collezione di oggetti naturali del Cinque-Seicento, costituisce in qualche misura l'avvio della museografia scientifica (cfr. il dossier Musei allegato all'"Indice", 1999, n. 3), ma è anche una sorgente di meraviglia, che associa scienze della natura e arte. Come scrive Adalgisa Lugli, nel suo libro stupendo apparso postumo sulla Wunderkammer. La stanza delle meraviglie (Allemandi, 1997), il connubio "arte e meraviglia" supera ampiamente il concetto barocco perché "qualunque sia il sistema concettuale, di tecnica o di espressione in cui l'opera d'arte nasce, un suo quoziente, una sua parte, va verso la meraviglia". In questo senso allora il libro di Weschler è arte, perché genera meraviglia e bisogno di appropriazione intellettuale, ponendo interrogativi speculari e ambiguamente elusivi tanto a lettori di formazione scientifica quanto a persone di cultura umanistico-letteraria.
Una operazione per certi aspetti simili, anche se ha la sontuosa veste di una enciclopedia, è la raccolta di "scienze anomale" curata da Paolo Albani e Paolo della Bella per la Zanichelli. Il titolo già ci avverte: la casa editrice Zanichelli ha messo in giro un calembour. Il richiamo allo scrittore Raymond Queneau e alla sua Enciclopedia delle scienze inesatte, influenzata dal gusto per l'insolito, il bizzarro, il folle, è l'occasione per una meta-riflessione anche linguistica sul "perché no" a proposito di quelle scienze anomale, che uno spiritoso albero genealogico classifica, passando dai "mattoidi scienziati" alle teorie "effimere e comiche", per fare due esempi. L'introduzione di Paolo Rossi ci rassicura peraltro che il libro non è pazzo (né inutile), come qualcuno potrebbe temere, e che viceversa alluvionalmente investe un nodo epistemologico della scienza moderna. Dopo aver citato la riflessione attuale sul significato delle frodi scientifiche e aver descritto il modo peristaltico di procedere dell'elaborazione teorica e delle verifiche sperimentali, Rossi conclude con la metafora del fiume. Il fiume (della scienza) scorre più o meno maestoso, ma attorno ferve la vita, che continuamente rilascia in esso deiezioni, immondizie, resti, strumenti ormai inservibili. Si può allora concordare appieno con la chiusa, sempre in metafora, di Paolo Rossi "ma è comunque certo che i fiumi non scorrono, come vorrebbero i costruttori di centrali elettriche, con acque limpide e pulite fra due pareti di cemento".
La scienza è opera umana, che si sporca continuamente le mani, non asettica gestione del sapere. La raccolta di Paolo Albani e Paolo della Bella, che si autodescrivono come menti semplici alla Bouvard e Pécuchet, è straordinaria per vastità di erudizione, ma anche per l'amore verso il paradosso, l'invenzione, la tassonomia lunatica. È una sorta di immensa Wunderkammer della creatività umana non sorretta dalle verifiche scientifiche. Naturalmente questo enciclopedismo onnivoro ha dei rischi: vi vengono così descritte molte teorie, superate dalle conoscenze attuali, che hanno tuttavia costituito - al loro tempo - un importante riferimento teorico da confutare. E il "preformismo", erroneo quanto basta, merita veramente di stare nello stesso bestiario della "bestemmiologia"? In ogni caso, la simpatia del libro, talora finemente letterario, talora goliardicamente esuberante, va ben oltre le sue pecche. Tocca al fiume della scienza spazzare via quelle credenze e quelle fedi pseudoscientifiche, che, alleandosi con i mezzi d'informazione, negli ultimi anni tanto spazio hanno ripreso.
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