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Anno edizione: 2017
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In questo saggio Leonardo Bianchi spiega con esempi concreti un fenomeno attualissimo nella nostra politica. Si tratta del cosiddetto gentismo, cioè il sentimento popolare di indignazione e risentimento verso la casta politica dominante. Il gentismo si presenta come un sentimento privo di bandiera politica, ma in realtà si concretizza in pericolose ideologie di estrema destra… Nei vari capitoli Bianchi analizza diversi eventi o movimenti ricollegabili al gentismo: episodi di razzismo, il movimento anti-gender, quello no-vax. Bianchi ci ricorda alcuni avvenimenti che sono stati molto significativi per la politica contemporanea, ce ne spiega o svela alcuni molto poco conosciuti. Ad esempio spiega il recente impiego dei social network per influenzare il voto. Un saggio che mi ha colpito molto, consigliatissimo a chi voglia approfondire l’analisi della politica di oggi.
Mi aspettavo qualcosa di diverso da questo libro, avevo immaginato (più probabilmente sperato) che analizzasse maggiormente in fenomeno del "gentismo". In realtà il titolo è più che onesto e chiarisce che nel testo si viaggia per l'appunto all'interno di alcuni momenti clou di questo fenomeno nello scenario italiano. I primi due terzi del libro mi sono apparsi più interessanti rispetto all'ultimo che si limita per lo più ad elencare le identità di fenomeni da baraccone nati grazie ai social network, nomi di pagine Facebook e citazioni di utenti. Al contrario l'inizio del saggio riporta approfonditamente fatti di cronaca che per quanto relativamente recenti, avevo quasi dimenticato e di certo non ero mai venuta a conoscenza di alcune analisi fatte dall'autore che non sono da sottovalutare. Nel complesso un libro di facile lettura; rinfrescare la memoria non fa mai male.
Recensioni
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Se Pertini diventa un meme: come la Gente ha preso il potere
Nel suo libro "La gente" il giornalista Leonardo Bianchi ripercorre il decennio che ha cambiato il paradigma politico italiano, gli anni del Gentismo. Tra bufale online, piazze urlanti e la deformazione sistematica di eventi storici, così è nato un "movimento" che tiene assieme le carnevalate di piazza e (forse) il prossimo Presidente del Consiglio
Ne ha viste, e documentate, di cose paradossali e difficilmente comprensibili negli ultimi anni Leonardo Bianchi. Come cronista, inviato di Vice e di Internazionale, ha girato le periferie in rivolta, ha seguito cortei contro la scienza e il buon senso, arato Facebook in cerca delle pagine che hanno cambiato per sempre, probabilmente non in meglio, il modo di fare comunicazione politica, ha incontrato complottisti e freak di ogni sorta. Eppure nemmeno lui poteva aspettarsi una recensione, seppur non dichiarata, da parte di Diego Fusaro, una sorta di bolla papale per il suo primo libro, La Gente. Viaggio nell’Italia del risentimento, pubblicato negli scorsi giorni da Minimum Fax. “Organica alla Destra liberista-finanziaria del Danaro, la Sinistra liberal-libertaria del Costume ha coniato una nuova categoria per demonizzare ogni anelito delle classi nazionali-popolari dei lavoratori: gentismo è la nuova etichetta con cui il pensiero unico politicamente corretto ostenta il suo disprezzo per la gente comune, per i lavoratori, per le masse nazionali-popolari”, ha scritto nelle scorse ore sulla sua pagina Facebook il filosofo che si autodefinisce marxista, la cui figura meriterebbe un’analisi a parte (non l’avesse già fatto qualcuno).
Il libro di Bianchi è un viaggio lungo le coordinate dello spazio e del tempo, nel tentativo di sezionare, problematizzare e restituire “il più capito possibile” quel movimento composito che in Italia, e non solo qui, nell’ultimo decennio ha portato alla ribalta fenomeni e pratiche politiche che un tempo sarebbero state derubricate a puro folklore. Lungo le 289 pagine sono ricostruiti i momenti di “gentismo” più clamorosi degli ultimi 10 anni. Da lì si passa per i Forconi e le loro rotonde occupate, attraverso le barricate contro i migranti di Gorino, nel ferrarese, per gli slogan Je Suis Stacchio e la gente in piazza per un benzinaio “sceriffo”, dalle periferie romane ai saluti romani, fino a scie chimiche e antivaccinisti. Gruppi disorganizzati, per molti versi improponibili, che sono riusciti a darsi una ragione di vita, e a raggiungere al cuore una vasta platea. Dalla piazza si passa alla Rete, detonatore capace di disintermediare ciò che prima doveva rimanere filtrato, e viceversa, da slogan sgrammaticati a post pure peggio.
La rassegna shakera fenomeni da baraccone, carnevalate e nuovi mostri, ma accanto a loro, sotto la stessa ampia e ospitale definizione, trova posto anche un partito a vocazione maggioritaria, oppure Matteo Salvini e la sua Lega sovranista. Il gentismo è quasi sempre di destra, come le istanze di cui si fa portavoce, ma, versione più adatta ai tempi e al contesto di un termine ben più collaudato come “populismo”, non ne è immune il centrosinistra, come il libro racconta nel capitolo dedicato a Matteo Renzi e alle sua campagna per il Referendum costituzionale, così simile rispetto a quella dei rivali. Perché La Gente, pur con un costante ricorso all’arma dell’ironia, connaturata alla penna dell’autore e inevitabile visti alcuni dei soggetti della sceneggiatura, è anzitutto un lavoro reportagistico e sociologico. E ci racconta che gli schemi siano saltati, e le regole della politica con cui siamo cresciuti non valgano più. Perché ora vale tutto.
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