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Anno edizione: 2018
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Iperborea è un marchio di qualità. Con la sua raccolta di saggi/articoli permette ai lettori di addentrarsi in ogni paese approfondito. Tutta la collana è di grande valore. Unica pecca è il costo di ciascun libro, leggermente sopra la media. IBS niente da dire, sempre puntuale! :)
Questa collana conferma di essere in grado di vivere un paese scoprendo le sue sfaccettature.
Recensioni
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La formula "inventata" da Iperborea per raccontare una nazione, un popolo, una cultura è davvero intelligente. Sono titoli che compongono la collana The Passenger e spaziano con grande libertà fra le aree geografiche più lontane sia dal punto di vista fisico che culturale. E con la stessa apparente casualità, il volume è costruito con capitoli molto diversi fra loro, senza un vero fil rouge. Non sono guide turistiche, ma album di racconti, da sfogliare come una rivista.
Questa volta saliamo su un aereo virtuale che atterra in Giappone, dopo un lungo viaggio e con un notevole jet lag. Non ci viene richiesto il passaporto, ma al contrario ci viene mostrata la carta di identità del paese, con un elenco di numeri interessanti: più di 126 milioni di abitanti; 24 miliardi di bacchette di legno usa-e-getta consumate ogni anno; un ritardo medio dei treni di 24 secondi; 110 vulcani attivi; una città – Tokyo – con la più alta densità di ristoranti e un primato che ci batte in negativo il maggior debito pubblico al mondo.
Sfatare le nozioni più comuni e inesatte è il passo successivo perché non si può conoscere un paese se se ne ha un'immagina distorta: i giapponesi non sono "freddi", non sono per forza ordinati (o meglio, lo sono più in pubblico che in privato) né sono un popolo sempre cortese, anzi in alcuni casi la scortesia è d'obbligo. Usano uno strano wc che incorpora water e bidet, ma non solo... Hanno una mania nazionale: i gruppi sanguigni.
Pronti? Allora usciamo dall'aeroporto e addentriamoci nelle vie delle metropoli, cercando di non smarrire la strada. A farci da guida sono esperti, scrittori, giornalisti – uomini e donne giapponesi e non –, che raccontano questa nazione con l'ottica con la quale la vedono e la vivono.
Scopriamo che "i giapponesi hanno una certa idiosincrasia per la toponomastica" e lo straniero può sentirsi "alla deriva" camminando fra le strade in "una specie di confuso, malinconico stordimento".
Passeggiando tra queste irrintracciabili strade, vediamo un Giappone immune dal populismo (ottima notizia), ma non dalla depressione: il suicido è la prima causa di morte negli uomini tra i venti e i 44 anni. Suicidio e anche karoshi, cioè morte per troppo lavoro. E le donne? In una classifica di paesi in cui rivestono ruoli senior, il Giappone è ultimo. Ma è anche vero che "dopo essersi emancipate dal ruolo di casalinghe molte sognano un ritorno alla quieta professione di «designer domestiche»".
Il giapponese medio è incapace di emozionarsi, soffre di calo del desiderio e di forte malessere parzialmente causato all'instabilità socioeconomica. Nella società giapponese è tutto molto controllato e la musica occidentale, soprattutto il blues, con il suo modo di comunicare diretto, emotivo, disinibito attira particolarmente, lasciando positivamente sgomenti i nipponici di fronte a questa libertà di espressione totale a loro in qualche modo preclusa.
Non tutti sono uguali e non tutti sono omologati a questo standard: gli ainu sono un antico popolo vissuto da "separati in casa" con il resto dei giapponesi, vessato e represso ma ora riscoperto, anche dai turisti.
Lasciamo il paese con la notizia di un fenomeno collettivo impressionante: scomparire all'improvviso per rifarsi una vita altrove, liberi dal proprio passato. Una tradizione che risale al Giappone feudale. Un'evaporazione di massa per sfuggire ai debiti contratti o dal peso della propria esistenza.
di Giulia Mozzato
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