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Un titolo parlante per un libro che attraverso un racconto snello, ma efficace, percorre la storia del giornalismo dagli Acta dell’antica Roma fino a delineare i possibili scenari futuri dagli sviluppi web degli ultimi decenni; un titolo, dicevamo, che continua l’opera iniziata con il precedente volume dell’autore, Le regole del gioco (EDUCatt), dove la parola chiave diventa metafora del mondo giornalistico, «tanto affascinante da apparire quasi un gioco» ma con delle regole precise che la storia si è divertita a sovvertire, scomporre e ricomporre. Scrive infatti Ferrari che «nel Grande Gioco della comunicazione giornalistica i progressi sono stati quasi sempre appannaggio di chi ha voluto rompere le regole tradizionali per battere nuovi settori informativi, o creare nuovi metodi comunicativi delle notizie o sottoporre il mondo del giornalismo a modifiche tanto profonde da apparire rivoluzionarie. Insomma, in una parola, chi ha voluto andare fuori gioco, o mettere fuori gioco i concorrenti, per innovare il settore». La lista dei giocatori che hanno dato vita a leggendarie partite non è di certo breve, così come non pochi sono i colpi di scena, qui puntualmente raccontati, basti citare Albertini, Montanelli, Zavattini, Guareschi, Biagi, Rusconi (laureato alla Cattolica), per restare nella nostra penisola. Largo spazio è infatti anche dato alle vicissitudini di altri Paesi, dalle origini della stampa inglese (come non ricordare Defoe e Swift) alle dittature di Spagna e Germania, alla ruggente America. Un capitolo a parte è dedicato alla stampa cattolica italiana, dal quale emerge in particolare la storia di “Avvenire” e di “Famiglia Cristiana”, il cui fondatore don Giacomo Alberione, proclamato Beato nel 2003 da Giovanni Paolo II, che aveva assunto a motto «portare Cristo oggi con i mezzi di oggi» è in effetti il primo Beato espresso dal mondo della comunicazione e quindi dal giornalismo.
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