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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
È un libro che a mio avviso si pone l'obiettivo di spiegare le dinamiche di una "famiglia" anomala. Tra i personaggi si crea un gioco quello molto complesso che si tende a semplificare attraverso la costruzione di stereotipi. Tuttavia l'autore (o l'intervistatore) tende a superare lo stereotipo e ad approfondire cosa c'è dietro ciascun giocatore.
Finalmente un libro che parla senza problemi ed inibizioni di un mondo forse sconosciuto ai più, ma ben conosciuto dagli chiamiamoli così, addetti ai lavori. Ma il libro è ancora di più, un excursus di 40 - 50 anni di storia del sesso in Italia , da "Le Ore" (e il nome del direttore è proprio quello vero), al mitico Fermoposta fino agli attuali siti ben conosciuti dagli "appassionati" dell'argomento. La storia dei tre personaggi è forse un po' troppo prolissa e romanzata, ma sicuramente l'autore ha voluto inserire tutte le sfaccettature che compongono il complesso mosaico di quel mondo. E non si giudichi irriverente l'inclusione di un personaggio (Giacomo il poeta) che in teoria avrebbe potuto anche non essere necessario per la trama dell'opera, un redivivo Giacomo Leopardi protagonista , osservatore disincantato e insieme vittima del gioco a tre. Ma quello che mi sembra sempre più pervadere il libro, non è l'atmosfera gioiosa del "gioco" del libero e disinibito amore, ma un'atmosfera di morte che pervade tutti i personaggi. Eros e Thanatos, come da sempre nella lettura erotica ....
Ho letto questo libro attirata dalla trama, tuttavia non ha colmato le mie aspettative perché in alcuni punti l'ho trovato eccessivamente prolisso, specie nelle vicende dei protagonisti che non erano direttamente attinenti alla narrazione. Ho invece apprezzato l'espediente dell'intervistatore che ascolta la versione di ognuno dei tre protagonisti. Ammetto che mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca...
Recensioni
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I vincitori del concorso "Caccia allo Strega 18"
Gabriele - Recensione stragata scelta da Carlo D'Amicis
Non c'è gioco più azzardato e dipendente, intersecante e contagioso, come quello riprodotto in una eterna audiocassetta che gira a vuoto. Alla prima pubblicazione con Mondadori, superando a pieni voti le sacre norme della scrittura e di qualsivoglia aspettativa, Carlo D'Amicis, nel suo libro punteggiato da introspettivi smottamenti bianchi e neri, i cui cambi di rotta (o d'abito?) fanno da apriscatole mentali a ogni indotta tentazione, sa affrontare una tematica scabrosa (ormai in epoche lontane) come il sesso, con il genio errabondo di un artista; riesce a sradicare dal serbatoio superficiale del già scritto il più profondo sdoppiamento di intenzioni; mette in scena, senza dubbio, un dubbioso accavallarsi di domande, le cui risposte restano giacenti, a lungo andare, fra lenzuola bagnate di incoerenze. Tre protagonisti, Eva, Giorgio e Leonardo, in un classico triangolo amoroso, disegnano un fuorviante, all'apparenza, impeto di passione sottaciuto e spiattellato, veritiero e innaturale, che va al di là del più irrefrenabile palpare, perché arricchito da un microcosmo esistenziale, invisibile ai molti, capace di scandagliare, senza tregua, anima e corpo, in un incessante gioco di messa a nudo appena scorta e di maschere esibite con orgoglio, di resa incondizionata e di riscatto oltre il riscatto. Sarà "Il gioco" a essere inserito fra la cinquina finalista del Premio Strega 2018? Mister Wolf, First Lady e il Presidente non vedono l'ora di scoprirlo.
AMALIA
Il gioco che rimanda al titolo del romanzo è il gioco erotico, il sesso, e su questo tema si costruisce l'intervista a tre "giocatori" che restituiscono tre altrettanti ritratti indimenticabili. Il colloquio - che strega e sconvolge lo stesso intervistatore, travolto dai sospiri e i timori dagli intervistati - restituisce il quadro di una crisi. La crisi del "sono attratto da tutto e non mi piace niente", la crisi delle emozioni e delle passioni vere e profonde, il trionfo delle angosce e della frustrazione, della noia e dello smarrimento. Un intreccio di cose lontane, un linguaggio che è costitutivamente nudo e crudo, un triangolo di amanti fuori dal comune, ma il tutto solo a una prima lettura: il disincanto e i timori e i vuoti riguardano gli animi di una società che è la nostra.
Cristina
È facile attirare l'attenzione con un libro con protagonista il Sesso... facile, come la malia di una STREGA che sa attirare nel proprio antro, con infallibili incantesimi. Eppure, più il tema sembra semplice e parecchio rivisitato, più il gioco diventa difficile. Il libro piacerà a chi adora la raffinatezza del piacere, velatamente descritto più che esposto in piena luce. Se i chiaroscuri vi attirano, allora è la storia giusta per voi. "Il gioco" è un romanzo da centellinare, da assaggiare a piccoli bocconi. Per intenditori.
SalvoRussoL
Ancora prima di leggere la trama del romanzo di Carlo D'Amicis, il titolo e la copertina dell'opera mi hanno fatto pensare ad un grande maestro del fumetto italiano e internazionale: Milo Manara. Famoso per la sua straordinaria abilità nel disegnare meravigliose donne sensuali, di cui alcune protagoniste di un'opera chiamata proprio Il gioco. Manara sa come si strega il lettore. L'erotismo e il sesso sia in Manara e sia in Carlo D'Amicis non sono il genere dell'opera, ma lo sfondo. Un pretesto in cui i dialoghi e le scene erotiche, una volta in atto, comportano tutt'altro. Ci mostrano dei personaggi che hanno delle loro vite, delle loro emozioni, delle loro esperienze. Questi personaggi, soprattutto nel romanzo di Carlo, ci mostrano come le maschere dei protagonisti siano presenti solo quando addosso non hanno niente. Il sesso è e non è solo un gioco, anzi, il gioco.
Samuele
Non è un Gioco per pochi. Deve essere per TUTTI. Non puoi relegare questo gioiello al consumo di uno soltanto. Il Signor D'Amicis, avrà sicuramente utilizzato qualche potente sortilegio scritto in vecchie pergamene di una qualche, ma non sprovveduta, Strega... Sapendo dove colpire. Sapendo Chi, colpire. Non puoi resistere.
La motivazione di Nicola Lagioia per la candidatura al Premio Strega
«Seguo e inseguo Carlo dai suoi primi libri, e in questo ci ho trovato tutte le qualità che me lo fanno amare come autore. Innanzitutto l'attenzione alla scrittura, la cura della lingua che hanno reso D'Amicis, libro dopo libro, in modo davvero ammirevole, uno degli scrittori più interessanti degli ultimi anni, lingua che qui mi pare trovi un raro punto d'equilibrio tra forza espressiva e sostegno alla storia raccontata. E poi l'audacia di ciò che racconta. In un periodo in cui il sesso sembra legato a tutto (legittime battaglie politiche, rivendicazioni, rivincite sociali) tranne che al desiderio, D'Amicis si inoltra proprio per quella, che è la strada più accidentata, pericolosa, affascinante. La prescrizione fa quello che deve. Il desiderio fa quello che può. Nessuno può permettersi di raccontare ciò che desideriamo veramente, tranne la letteratura.»
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