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Anno edizione: 2018
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Sullo sfondo della Torino degli anni 20 , Lalla Romano scrive di giovinezza, crescita e conflitti nelle prime esperienze fuori casa di una giovane ragazza. Difficile non pensare a cenni autobiografici dell’autrice che ha vissuto la città e la sua metamorfosi al pari delle protagoniste delle pagine del romanzo. Eppure Lalla Romano ce lo dice sin dal titolo, questa è una giovinezza “inventata” perché seppure la ricostruzione sia fedele non può liberarsi della contaminazione che infligge l’autore, non sarà mai nulla di autentico , ma solo di raccontato. La giovinezza che prende vita tra queste pagine è quella della sua giovane protagonista, la sua esperienza , non vuole essere un ritratto della città anche se ne cogliamo un affettuoso omaggio Un racconto soave, delicato e malinconico sull’età più prepotente di tutte, in bilico tra l’essere e l’esistere
Una lettura meravigliosa: le avventure, gli incontri della giovane Lalla Romano, studentessa di Lettere a Torino. L'autrice con la sua scrittura, essenziale e profonda nello stesso tempo, narra le esperienze formative, culturali, sentimentali della sua giovinezza, riuscendo a rendere "universali" i suoi sentimenti più intimi, personali, soggettivi. Nel corso della lettura si susseguono episodi dall'incredibile unicità, tipici di una Torino (probabilmente di un intero Paese) che "non c'è più": dense le pagine nelle quali la Romano descrive l'incontro e la "frequentazione filosofica" con il grande filosofo torinese Annibale Pastore, per non parlare del racconto del bellissimo rapporto con Giuseppe Peano, matematico torinese, zio dell'autrice. Lo consiglio! Buona lettura.
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