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«... era quello il primo caso in cui s'imbatteva d'una simile esperienza toccata ad un fanciullo.»
Protagonisti di Giro di vite, forse il piú celebre tra i romanzi brevi di Henry James, sono Flora e Miles, due bambini perseguitati dai fantasmi di un'istitutrice e di un maggiordomo, e intrappolati in quella che Fausta Cialente nella nota al testo definisce una "tirannica atmosfera". Ai classici motivi del racconto nero, "gotico", James unisce una sottile indagine psicologica, consegnando al lettore uno dei piú suggestivi racconti del mistero, sempre al confine tra realtà e soprannaturale.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Travolgente e sconvolgente. Un quadro psicoanalitico che si capovolge. Un’insidiosa storia senza punti di fuga, in cui il sentiero logico si dirama... facendo perdere le proprie tracce…
Se siete amanti del genere gotico, non potete assolutamente sottovalutate Joyce, che ci ha lasciato diversi racconti e romanzi con ambientazioni gotiche e ricchi di suspense, in questo particolare abbiamo una giovane educatrice che dovrà prendersi cura di bimbi orfani, cosa potrà mai andare storto? Avvincente.
Mi dispiace doverlo ammettere, ma ho provato molta noia nel leggere questo breve racconto e attribuisco ciò a due fattori principali. Innanzitutto, trattandosi di un racconto gotico pubblicato per la prima volta nel 1898, ha una capacità di suscitare un'intensa emozione e una totale partecipazione (pathos) davvero molto scarsa in un uomo del XXI secolo: in parole povere, è invecchiato male. In secondo luogo, da esso sono state tratte davvero così tante pellicole cinematografiche ("Suspense" del 1961, "Improvvisamente un uomo nella notte" del 1972, "Presenze" del 1992, "The Others" del 2001, ecc.) che la sua trama mi era piuttosto nota: in pratica, la visione dei film mi hanno tolto il gusto della lettura. Tornando all'opera, essa ha suscitato in me una riflessione: lo scrittore H. James (1843-1916), ateo e ribelle ad ogni religione rivelata, finisce comunque per restare affascinato (come tanti suoi coetanei) dall'ondata di spiritismo e occultismo che si diffonde a cavallo tra fine ottocento e inizi novecento, in tutto l'Occidente. Appare ancora una volta questa contraddizione tipica di quel periodo positivista: il rifiuto della religione (soprattutto cristiana e cattolica), spesso accusata di superstizione, e l'infatuazione per medium e tavolini che permea tanti ambienti intellettuali e razionalisti. Credo che Gilbert Keith Chesterton avesse proprio ragione quando affermava che "chi smette di credere in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto".
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