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Questo bel racconto che Dacia Maraini pubblicò su "Paragone" nel 1964 viene ora riproposto dall'attenta casa editrice romana Fahrenheit 451, con un'illuminante ed acuta postfazione di Eugenio Murrali. Due coppie di mezz'età, in evidente crisi di stanchezza matrimoniale (Antonio e Pietra, Gino e Tina) decidono in un piovoso pomeriggio sotto Pasqua di lasciare la capitale e di dirigersi a Viareggio, con il pretesto di far visita a un vecchio amico pittore, Carmelo. Al volante dell'auto è Tina, voce narrante e sguardo disincantato- deluso e insieme spietato- su luoghi, oggetti e persone. L'autrice segue con meticolosa e fredda analiticità sia il percorso materiale dell'automobile (sorpassi e insulti, rallentamenti e soste, indifferenti paesaggi esterni), sia il vagare mentale della protagonista, e il suo soffermarsi su ciò che succede all'interno dell'abitacolo: spezzoni di discorsi, sigarette e caramelle, noia e piccole provocazioni. La descrizione dei corpi e degli ambienti è puntuale, asettica e lenta, come in una serie di fedeli ma impersonali inquadrature cinematografiche: "Il suo braccio è corto, molto corto rispetto al resto del corpo. Le dita invece sono lunghe, normali, con dei ciuffi di peli biondi sul dorso delle falangi"; "...in disordine, giacciono sparpagliati cinque o sei barattoli di colore, una manciata di pennelli e pennellesse, uno spruzzatore elettrico, due bocce di colla americana, della carta di giornale, due coltelli da cucina macchiati di verde, una grande latta di trementina e dei tamponi di garza imbevuti d'olio e di colore". A Viareggio, la gita delle due coppie si concluderà con un duplice tradimento, vissuto dalla protagonista con assoluta estraneità e abulia, che lo stile asciutto e neutrale della Maraini riesce a rendere con intelligente finezza.
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