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Fu scritto, come lungo articolo, cinquant’anni fa. Riappare oggi in libro autonomo, corredato da un’utile postfazione di Amedeo De Vincentiis che ripercorre l’itinerario giovanile del suo autore, dalla Normale di Pisa all’Istituto storico italiano. Fra giubilei futuri e passati, il saggio di Arsenio Frugoni, apparentemente volto a rispondere a un’ovvia domanda – perché il primo giubileo nell’anno 1300? –, ha mantenuto tutto il suo interesse, per la finezza nell’uso delle fonti; per la chiarezza di un’esposizione tanto elegante quanto erudita; in breve, per il valore del suo metodo storico. In queste pagine, il giubileo di Bonifacio VIII, la sua genealogia e le sue prime attestazioni, sono in principio scomposte in cinque temi, costituiti in altrettanti capitoli. All’inizio, la lingua: perché parlare di giubileo, un termine certo ebraico ma da poco rinato a nuova vita? Segue il tempo: perché scegliere una ricorrenza penitenziale ogni secolo? Di qui gli scopi: la remissione dei peccati, che dalla Crociata si trasferisce, dietro un impulso francescano e sotto controllo pontificale, al centro della cristianità. Ecco allora il protagonista politico per eccellenza: la figura stessa di Bonifacio VIII, fra richiami universalistici e poteri principeschi in ascesa, tra Gregorio VII e Filippo il Bello. Chiude lo spazio, geografico quando si parla della città di Roma e dei suoi abitanti, religioso e mentale attraverso gli scritti dei vari pellegrini che vi affluirono, da Giovanni Villani ai prelati d’Oltralpe, fors’anche a Dante. Così, attorno all’invenzione del giubileo, Frugoni ricompone e propone un quadro ben più ampio: le trasformazioni della sensibilità religiosa nella seconda metà del Duecento. Guido Castelnuovo
scheda di Castelnuovo, G. L'Indice del 1999, n. 09
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