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È subito evidente che l'autore, già presidente della Corte Costituzionale, proviene da studi "globali": è infatti riconoscibile nelle quattrocento pagine di questo libro il giurista, il politologo, il sociologo, l'informatico e anche l'umanista. Non giustapposti, ma integrati. La domanda a cui i dieci capitoli rispondono è quella che la globalizzazione pone a chi ne avverte la fatale necessità, ma al tempo stesso è persuaso che bisogna conciliare con essa i valori di una democrazia pluralista, come dire il particolare con l'universale, la necessità con la scelta. "L'attacco dell'11 settembre - si legge nella prefazione - è stato il primo clamoroso atto di guerriglia globale, preannunzio di quella 'guerra civile globale' che Carl Schmitt ha precocemente individuato in conseguenza del distacco della politica e del diritto dal territorio, da un riferimento spaziale determinato". La prima e più generale conseguenza è l'insicurezza in cui d'ora in poi dovremo vivere con il rischio dell'autoritarismo perché, in una situazione del genere, libertà e uguaglianza sono insidiate dall'argomento, largamente usato, della sopravvivenza. L'alternativa è quindi quella - lo dico alla buona - fra operare ritenendo possibile salvarsi da soli (per l'autore "logica imperiale") o tentare di creare una società davvero globale i cui valori di libertà e di giustizia siano concreti per tutti. È stato detto giustamente "Non siamo liberi se non lo sono tutti".
Senza vani utopismi, Antonio Baldassarre riconosce che "il processo di globalizzazione della nostra vita personale e sociale non sarà affatto lineare e privo di difficoltà", anche perché il piano su cui occorre muoversi non è soltanto quello giuridico, politico, economico, etico, ma, prioritariamente, quello della comunicazione che tutti li comprende e che è la difficile premessa di ogni integrazione civile, non autoritaria. Comunicazione che è conoscenza, sapere condiviso. La rivoluzione informatica può agevolare questo trapasso che non è quantitativo, ma qualitativo. Il World Wide Web è già tecnologicamente in atto, ma non lo è ancora umanamente. Qui è il salto che l'umanità deve compiere, insieme lungo e alto, perché l'azione degli uomini si svolge finora "attraverso istituzioni basate su categorie rispetto alle quali l'idea del limite e quella del confine sono essenziali o, per meglio dire, immanenti". Posto il problema in questi precisi termini l'autore ne approfondisce gli aspetti nei vari campi - giuridico, politico, economico - dimostrando che la rivoluzione che si sta compiendo è radicale e svuota di senso tutti quei riferimenti che finora hanno costituito i riferimenti della nostra vita pubblica e privata, quali lo stato di diritto, il mercato, la logica democratica ecc.
Per Baldassarre è chiaro che per raggiungere l'altra sponda senza prezzi troppo alti e quindi inaccettabili, per evitare cioè che la globalizzazione sia distruttiva della democrazia liberale, occorre un'iniziativa politica che sappia comporre le sue molte contraddizioni. "Da un lato - è la sua conclusione - i processi globali alimentati soprattutto dall'Occidente indeboliscono la politica e il potere degli Stati, e in particolare, producono una profonda erosione delle basi sociali e istituzionali della democrazia pluralista; dall'altro lato, soltanto una politica forte e una seria presa di coscienza da parte degli Stati (democratici) dei pericoli che corre la democrazia a causa della globalizzazione possono nutrire la speranza che quest'ultima non cancelli la democrazia liberale dalla faccia della terra". Da una tale situazione problematica si può uscire soltanto "se le democrazie pluraliste per difendere se stesse, non permettono che la globalizzazione - immaginata come una forza irresistibile e in ogni caso benefica - produca i suoi effetti distruttivi della democrazia. Un sussulto della politica è necessario, così come è necessario che chi crede nel contenuto liberale della democrazia - cioè nel costituzionalismo - abbandoni l'articolo di fede - mai dimostrato - per il quale il mercato globale e il laisser faire mondiale favoriscano comunque lo sviluppo della libertà politica e della democrazia pluralista".
I titoli dei libri - si sa - debbono essere sintetici, ma per " Globalizzazione contro democrazia " deve intendersi una certa globalizzazione contro una certa democrazia perché Baldassare postula, insieme, un ripensamento di quella e di questa.
P.S. Dopo avere inviato questa recensione all'Indice, abbiamo appreso che Antonio Baldassarre è stato nominato presidente della Rai. Non abbiamo che da augurargli di potersi avvalere di un tale medium per una giusta crescita "globale e pluralista" del nostro paese secondo le linee condivisibili del suo libro.
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