Composto da Platone nel secondo decennio del IV sec. a.C., Gorgia mette in scena in Atene un dibattito tra Socrate, scortato dall'amico Cherefonte, e tre rappresentanti della retorica, il sofista Gorgia, che si è appena esibito in una conferenza di successo, e due discepoli di costui, Polo e Callicle, figura, quest'ultima, discussa: personaggio reale di cui l'antichità non ha lasciato altre notizie? o creatura fittizia, plasmata con tratti che forse alludono a celebri personalità quali per esempio Crizia? Non vi è dubbio che già ai suoi primi lettori Gorgia sia apparso un corrosivo attacco alla retorica, ma il tema che il dialogo propone è più ampio e profondo e la nuova edizione del testo nella "Piccola Biblioteca" Einaudi ne mette ben in luce i nodi principali, discutendo le correnti interpretative più accreditate, e fornendo una versione italiana che consente al lettore di seguirne l'analisi. Nella lunga introduzione curata da Angelica Taglia, il focus di Gorgia è individuato nel dibattito sul logos, specchio e strumento di tipi di vita diversi. Vi è il logos ingannevole della retorica, proprio di una esistenza priva di sapere, finalizzata al piacere e libera dai lacci della giustizia (anche se il personaggio di Gorgia ha ritegno ad ammetterlo, i suoi discepoli lo dichiarano senza infingimenti); e vi è il logos della conoscenza filosofica, che fonda la vita sul sapere e la rivolge al bene. Retorica, giustizia e felicità si alternano al centro della discussione con posizioni sempre più radicali su come si debba vivere. Nel dialogo, reso drammatico dalle allusioni al teatro euripideo e dall'ombra del processo e morte di Socrate, i tre interlocutori del filosofo, Gorgia, Polo e Callicle, confutati uno dopo l'altro, cedono infine il passo al monologo socratico che narra il mito del giudizio delle anime nell'aldilà. Socrate limita l'efficacia del retore: questi sa agire solo su un pubblico ignorante e irrazionale; è privo di sapere, e quindi di potere, poiché può fare ciò che vuole solo chi conosce il proprio bene; non è in grado di aiutare la polis, ammalatasi a causa dell'operato adulatorio dei governanti del passato. Sofistica e retorica sono contraffazioni della tecnica politica che sola, in quanto rivolta al bene, può guidare le anime: con la legislazione essa previene il male, con la giustizia risana o, se il danno è troppo radicato, attraverso castighi esemplari purifica gli altri cittadini. Socrate, in contrasto con la morale comune, mostra come la vita filosofica richieda scelte radicali: non si deve temere la morte, ma l'ingiustizia; per l'uomo è meglio subire il male che infliggerlo, e se poi lo si commette, è meglio usare la retorica per accusare se stessi e i propri cari e pagare la pena, salvaguardando così l'anima. Callicle, che senza remore e pudori proclama il diritto alla prevaricazione nel perseguimento del piacere e si scaglia contro un nomos creato dai più per ostacolare chi sia a loro superiore, offre a Socrate l'occasione di confrontarsi con la posizione a lui antitetica e di costringerla al silenzio. Pagine stimolanti dell'introduzione mettono l'accento sulla enigmatica vittoria del filosofo (Socrate è inconfutato ma resta l'impressione che non persuada gli interlocutori); sulla centralità dell'anima per la felicità in questa vita come nell'aldilà; sul ruolo delle passioni; sull'utilità della retorica, se sottomessa alla filosofia; sul paradosso di Socrate, che pur negando di esser tale, è il solo vero politico in Atene; si evidenziano legami e evoluzioni che sussistono tra Gorgia e il precedente Protagora e tratti chepreludono in qualche modo ai temi della Repubblica. Nella Nota al testo e alla traduzione Federico M. Petrucci motiva le sue scelte filologiche (il testo greco segue l'edizione di Eric Dodds del 1959) e versorie: la resa è frutto di un necessario compromesso tra fluidità del dettato italiano e rispetto del tecnicismo terminologico che inizia ad affiorare in Gorgia. Nella Nota si riportano altre motivazioni critiche per lo più a sostegno delle scelte testuali di Dodds, raramente di dissenso. La versione italiana, fruibile e precisa al tempo stesso, è corredata da alcune essenziali note di interesse filosofico, e da altre di orientamento generale (sarebbe forse stato utile un rimando alla Nota in quei punti in cui la traduzione fa riferimento a un testo greco diverso da quello stampato). Sicuro merito del volume è l'approfondimento coerente di temi filosofici sia nell'introduzione sia nelle non facili scelte di resa lessicale che Gorgia pone; pur senza rinunciare alla piacevolezza del dettato, i curatori ci conducono infatti all'interno del pensiero platonico, dando una dimostrazione pratica del buon uso della retorica.
Elisabetta Berardi
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