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Sintomatica una frase dell’A.: "di uno insultato da destra e da sinistra ci si può fidare". E' un bel libro sulla conoscenza ambientale derivante da una esperienza di documenti, esposti, denuncie pubbliche, oppure nel corso di accesi incontri-scontri con contestatori,comitati, ecc. tutto fuorchè banalità.L’ambizione dell'A. è di scalzare il sentimento generale antiscientifico e tecnofobo nella conservazione e la tutela dei beni ambientali, provando a rimpiazzarlo con un ruolo positivo della scienza e della tecnica in una disposizione d’animo. Molte sono le tematiche qui toccate nella questione idraulica che funziona anche da filtro culturale fra Scienza e Politica. La distorsione conoscitiva/comunicativa crea “religioni”, “fanatismi”, “settarismi” . E’ naturale ciò che è adesso, guardando cioè avanti. E’ inevitabile l’intervento dell’uomo, ad es. sulla laguna di Venezia, l’importanza dell’ecologia è soprattutto culturale, in una lettura storica di lungo periodo dove peròi grandi movimenti dei litorali e del livello dei mari sono dovuti a cause geologiche (tettoniche, eustatismo, isostasia), di fronte alle quali gli uomini sono totalmente impotenti. Non valgono le regole scientifiche o d’uso, siamo nella probabilità, nell’incertezza dei dati così fallendo la misurazione costi/benefici di disastri e opere a rimedio. Occorre accettare un paradigma non facilmente digeribile: che l’artificialità acquisita dal nostro territorio necessita di ingegneria e non di natura. Ma occorre saltare la barriera (per molti) del naturale/artificiale, occorre rileggere il paesaggio in senso culturale ed evolutivamente, rileggendo altresì le due culture crociane (ovvero: scienze umane e scienze pratiche) e trovare un equilibrio “per costruire un ambientalismo capace di futuro, libero dal pregiudizio idealistico e crociano”. Libro da leggere soprattutto da chi critica gli approcci ingegneristici rimpiangendo l'Arcadia.......
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