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I gradi dell'organico e l'uomo. Introduzione all'antropologia filosofica - Helmuth Plessner - copertina
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I gradi dell'organico e l'uomo. Introduzione all'antropologia filosofica
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I gradi dell'organico e l'uomo. Introduzione all'antropologia filosofica - Helmuth Plessner - copertina
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Descrizione


L'antropologia filosofica di Plessner nega il pervicace soggettivismo secondo il quale "colui che pone le questioni filosofiche e il prossimo esistenziale di se stesso" è parte dal presupposto che l'uomo non sia "né il più prossimo né il più lontano da se stesso". Una condizione eccentrica all'interno del vivente che sottrae l'essere umano all'univocità biologica del comportamento e determina la sua forma di vita come essenzialmente artificiale, aperta alla plurivocità della seconda natura. La domanda, di tono kantiano, sulle sue condizioni di possibilità implica un allargamento della prospettiva e conduce a esiti originali, a una sorta di cosmologia dell'organico in generale, ritenuta indispensabile a ogni teoria distintiva dell'esperienza umana.
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Venditore:

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Dettagli

2006
Libro universitario
XXVI-412 p., Brossura
9788833916699

Voce della critica

Intorno alla fine degli anni venti del Novecento, in Germania nacque e si sviluppò una corrente filosofica che riscoprì la priorità della questione antropologica. In particolare, l'antropologia filosofica si propose di dare particolare rilievo alla questione dello statuto dell'individuo e della sua posizione nel mondo, ponendo tale questione alla base della funzione e del senso della filosofia stessa. L'indagine filosofica doveva innanzitutto risolvere questo quesito fondamentale e solo in seguito occuparsi di altre questioni. Tra i principali rappresentanti dell'antropologia filosofica figurano Max Scheler (1874-1928), Helmuth Plessner (1892-1985) e Arnold Gehlen (1904-1976). Non durerà a lungo il periodo favorevole a questa corrente; ciò nondimeno i problemi che verranno sollevati nel suo ambito rimarranno di estrema importanza per la filosofia e le soluzioni teoriche proposte si dimostreranno feconde.
L'opera capitale di Helmuth Plessner, Die Stufen des Organischen und der Mensch. Einleitung in die philosophische Antropologie, esce finalmente in edizione italiana, grazie alla sapiente cura di Vallori Rasini (tra i migliori specialisti nell'ambito degli studi sull'antropologia filosofica), che ha già pubblicato, fra le molte altre cose, una monografia dedicata a Plessner (Teorie della Realtà Organica. Helmuth Plessner e Viktor von Weizsäcker, Sigem, 2002) e la traduzione di una delle opere più importanti del filosofo tedesco (Il riso e il pianto. Una ricerca sui limiti del comportamento umano, Bompiani, 2000).
Nella sua introduzione Rasini delinea in maniera precisa e puntuale il significato dell'opera di Plessner. Nel percorso intellettuale di Plessner, "l'interesse per le scienze incontra la passione per la filosofia e la molteplicità degli stimoli culturali di inizio secolo si combina proficuamente con una rara capacità di confrontarsi con il pensiero contemporaneo senza mai smarrire l'autonomia di una posizione critica". L'incontro di Plessner con le scienze e, in particolare con la biologia, rappresentò un momento fondamentale nella progettazione di questo libro, ed è decisivo per comprendere la costruzione della filosofia dell'intellettuale tedesco. Una filosofia che "sottrae il suo valore alla conoscenza scientifica", affermerà infatti Plessner, è destinata a restare una scatola vuota, una costruzione fantastica del tutto inutile per la comprensione del ruolo dell'uomo nel mondo.
Figlio di un medico, a diciotto anni (era nato nel 1892) Plessner si iscrisse alla facoltà di medicina dell'Università di Friburgo, dove frequentò le lezioni del fisiologo Johannes von Kries e strinse amicizia con il botanico Albrecht Reuber. Dopo due semestri si trasferì a Heidelberg, venendo in contatto, fra gli altri, con Otto Bütschli e Hans Driesch (uno dei nomi più citati nel testo, oltre a Jacob von Uexküll e, significativamente, a Kant). Pubblicata nel 1928, un anno dopo Essere e tempo di Heidegger, l'opera di Plessner si poneva agli antipodi di quelle posizioni che di lì a poco erano destinate a monopolizzare il dibattito filosofico. Per questo motivo, nella premessa alla prima edizione, Plessner avvertiva correttamente la necessità di tenersi "a una certa distanza dalle ricerche di Heidegger". Nel 1965 Plessner ripubblicò I gradi dell'organico e l'uomo senza cambiamenti, a parte l'aggiunta di una Premessa alla seconda edizione e di una Appendice (presenti anche nell'edizione italiana). L'obiettivo era esplicito: segnalare come, per molto tempo, la filosofia si fosse aggirata intorno a questioni inesistenti. Plessner, comunque, ha avuto la sua rivincita. Il suo nome, infatti, ricorre in maniera sempre più frequente nell'ambito delle neuroscienze e degli studi di filosofia della mente, a testimonianza della validità e della attualità del suo pensiero.
Il volume, al quale hanno collaborato anche Ubaldo Fadini ed Edoardo Lombardi Vallauri, è arricchito da una serie di utilissimi strumenti, tra cui l'indice dei nomi, un indice analitico e un fondamentale glossario.   Marco Ciardi

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Conosci l'autore

Helmuth Plessner

1892, Wiesbaden

Insegnò presso le Università di Colonia e Göttingen, con un lungo interregno presso l’Università di Gröningen, in Olanda, dove era riparato negli anni trenta. In lui gli interessi biologici affiancarono sin dall’inizio quelli filosofici, orientandoli verso il rapporto tra forma vivente e sfera vitale. Tra le opere tradotte: I limiti della comunità. Per una critica del radicalismo sociale (Laterza 2001), Il riso e il pianto. Una ricerca sui limiti del comportamento umano (Bompiani 2000), Potere e natura umana (Manifestolibri 2006), Antropologia dei sensi (Raffaello Cortina 2008) e Antropologia filosofica (Morcelliana 2010).

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