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2013 - Nastri d'Argento Miglior Attore Non Protagonista Verdone Carlo
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LA GRANDE BELLEZZA non è LA DOLCE VITA. A distanziare i due film non c'è solo mezzo secolo, ma anche l'atteggiamento differente da parte dei due autori. Mentre Fellini ci propone un affresco sociale sulla scia del boom economico, Sorrentino privilegia un registro esistenziale. La Roma di Federico è la vera protagonista del suo film, mentre Paolo relega la città eterna a sfondo, quasi indifferente, della soffertà umanità gi Gep e per estensione dell'umanità che la abita. L'alternanza giorno-notte, musica classica-disco music, connota maggiormente il divario tra ricchezza (intesa in senso economico) e povertà (nella sua accezione spirituale). Il mondo narrato nel film di Sorrentino non è altro che la descrizione della realtà come ci appare (oggi), quando il senso della vita è la misura stessa del suo assassinio. Forse barocco, forse ridondante, ma LA GRANDE BELLEZZA è l'antidoto alla tossina che silenziosamente sta avvelenando la storia. Un sguardo lucido e commosso che, alla fine, offre uno spiraglio di luce, nascosto nella bellezza del sorriso semplice di un amore di gioventù (che si contrappone, ahinoi, al consumo sfrenato di sesso in agguato ad ogni party), unica vera istanza che ancora potrà salvare l'uomo.
Il pregio maggiore de "La Grande Bellezza" è quello di coinvolgere fin dai primi minuti lo spettatore, che può così vivere il film dall'interno. La maestria del regista sta nel farci entrare gradualmente nella sua opera, e questo riesce grazie alle atmosfere ovattate di una Roma inizialmente sonnolenta, assopita nel nitido sole delle prime ore del giorno, e introdotta dalle musiche corali che le conferiscono una sacralità apparentemente inviolabile. Sacralità che viene però brutalmente spazzata via dal contrasto con un'altra Roma: quella notturna, sfavillante in superficie ma sudicia e vuota una volta che rivela la sua identità sommersa. Jap Gambardella ne è il re: giornalista con un passato da scrittore, divenuto per sua volontà "il re dei mondani", ci guida in questo viaggio all'interno di un mondo privo di morale, popolato da ricchi borghesi, persone "che contano" e che basano le loro vite sull'apparenza, ma che in realtà vivono sull'orlo della disperazione, senza un vero scopo da perseguire. Attraverso gli occhi di Jap conosciamo questa realtà ed i suoi principali interpreti con le loro vicissitudini, tra vacuità e presunti intrecci amorosi. La festa viene interrotta solamente dagli intermezzi luttuosi, affrontati anch'essi con falsità e gesti calcolati, funzionali al mantenimento di un carattere che non può mutare all'interno di un mondo che non lo concederebbe. Nonostante ciò, Jap non riesce a non far trasparire attimi di estemporanea umanità, commuovendosi nella perdita improvvisa della donna che aveva amato, ed in seguito nella morte di un ragazzo vittima della propria follia, assai più umana e viva della fatiscente realtà che ci viene narrata. Se ne va in silenzio anche Ramona, ultima donna della sua vita. Sono gli emblemi della solitudine interiore alla quale è condannato Jap, che deve ritrovare le sue radici per arrivare a conoscere la "Grande Bellezza", identificabidentificabile con la purezza ed il candore del suo primo amore. Consigliato caldamente!
Bel film che fa riflettere sia sulla stringente attualità, sia sulla società degli ultimi 40 anni, il suo arrivismo e opportunismo politico. Soggettivamente non amo l'accoppiata fellini- mastroianni, quindi sorrentino per me ha rifatto in meglio un film un po' a metà tra La dolce vita e Otto e mezzo: infatti i ricordi e le atmosfere oniriche a volte un po' gratuite appesantiscono il ritmo. Toni Servillo è monumentale e vale da solo il prezzo del biglietto. Peccato invece sprecare Herlitzka in una parte così piccola e un po' piatta: invece di banalizzare la sua figura in un appassionato di cucina sarebbe stato meglio approfondire il suo passato da -presunto- esorcista, magari riflettendo sui demoni che ci assalgono, la cui rappresentazione in un film del genere sarebbe stata perfettamente a suo agio.
Recensioni
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