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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2017
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Il punto di vista di uno dei più grandi narratori contemporanei sul cambiamento climatico.
«La leggerezza e l’agilità della scrittura di Ghosh riescono a mantenere tutta l’urgenza e le ombre di qualcosa che non riusciamo davvero a guardare: il destino dell’umanità» - Giorgio Agamben
«L'accusa magistralis di Ghosh: perché i romanzi parlano di tutto tranne che di cambiamenti climatici?» - Ttl, La Stampa
«Una riflessione acuta, provocatoria e originalissima dalla penna di uno dei più grandi scrittori indiani» - la Repubblica
Nei primi anni del XXI secolo Amitav Ghosh lavorava alla stesura de Il paese delle maree, il romanzo che si svolge nelle Sundarban, l’immenso arcipelago di isole che si stende fra il mare e le pianure del Bengala. Occupandosi della grande foresta di mangrovie che le ricopre, Ghosh scoprì che i mutamenti geologici che ciclicamente vi avvenivano – un argine poteva sparire nell’arco di una notte, trascinando con sé case e persone – stavano diventando qualcos’altro: un cambiamento irreversibile, il segno di un inarrestabile ritrarsi delle linee costiere e di una continua infiltrazione di acque saline su terre coltivate. Che un’intera area sotto il livello del mare come le Sundarban possa essere letteralmente cancellata dalla faccia della terra non è cosa da poco. Mostra che l’impatto accelerato del surriscaldamento globale è giunto ormai a minacciare l’esistenza stessa di numerose zone costiere della terra. La domanda, per Ghosh, nacque perciò spontanea. Come reagisce la cultura e, in modo particolare, la letteratura dinanzi a questo stato di cose? La risposta è contenuta in questo libro in cui l’autore della trilogia della «Ibis» ritorna con efficacia alla scrittura saggistica. La cultura è, per Ghosh, strettamente connessa con il mondo della produzione di merci. Ne induce i desideri, producendo l’immaginario che l’accompagna. Una veloce decappottabile – un prodotto per eccellenza dell’economia basata sui combustibili fossili – non ci attrae perché ne conosciamo minuziosamente la tecnologia, ma perché evoca l’immagine di una strada che guizza in un paesaggio incontaminato; pensiamo alla libertà e al vento nei capelli; a James Dean e Peter Fonda che sfrecciano verso l’orizzonte; a Jack Kerouac e a Vladimir Nabokov. Questa cultura, così intimamente legata alla storia del capitalismo, è stata capace di raccontare guerre e numerose crisi, ma rivela una singolare, irriducibile resistenza ad affrontare il cambiamento climatico. Quando il tema del cambiamento climatico appare, infatti, in una qualche pubblicazione, si tratta quasi sempre di saggistica. La rara e fugace comparsa di questo argomento in narrativa è sufficiente a relegare un romanzo o un racconto nel campo della fantascienza. Che cosa è in gioco in questa resistenza? Un fallimento immaginativo e culturale che sta al cuore della crisi climatica? Un occultamento della realtà nell’arte e nella letteratura contemporanee tale che «questa nostra epoca, così fiera della propria consapevolezza, verrà definita l’epoca della Grande Cecità»?Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Molto interessante soprattutto quando tratta di situazioni reali
È un libro diviso nettamente in due: dal mio personale punto di vista, la prima parte (Storie) è superflua e noiosamente autoreferenziale, parlando essenzialmente di letteratura. La seconda e terza parte (Storia e Politica), pur divagando spesso offrono invece molti elementi interessanti di spiegazione delle dinamiche storiche e geopolitiche a cui si lega il cambiamento climatico antropogenico. Qualche perplessità esprimo anche sulle conclusioni, che cioè il cambiamento climatico possa essere contrastato dal basso, con una alleanza fra attivismo laico e movimenti religiosi. Tutto sommato, la conferma che ne traggo è che esaminando le cause del problema, gli interessi a difesa dello status quo e le possibili soluzioni, non si può che essere pessimisti sulla possibilità di salvarci da una catastrofe che peraltro è già cominciata. Infatti le scelte necessarie sconvolgerebbero il sistema economico e gli stili di vita degli abitanti del mondo occidentale. Siamo collettivamente disposti ad accettarlo?
ottimo, lo conosco come scrittore per cui quasi tutti i suoi libri sono una sicurezza
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